Elon Musk la scorsa settimana è stato costretto a lasciare la presidenza di Tesla (ma rimane nella veste di CEO) e dovrà pagare 20 milioni di dollari di multa e altri 20 li dovrà sborsare il colosso di auto elettriche: questa l’intesa siglata con la SEC – l’autorità di regolamentazione dei mercati americani – in seguito all’azione legale intrapresa a seguito di un tweet dello stesso Musk datato 7 agosto scorso.
Nel messaggio il controverso imprenditore visionario aveva annunciato l’intenzione di effettuare un delisting dei titoli Tesla al prezzo di 420 dollari per azione, assicurando che i fondi per la transazione fossero disponibili. Le dichiarazioni si basavano sul presupposto che un fondo saudita aveva dato la sua disponibilità al finanziamento dell’operazione.
Il fondo avrebbe costituito la chiave per portare Tesla fuori dai mercati di capitale: “Dopo quasi due anni, il fondo dell’Arabia Saudita mi ha contattato più volte per privatizzare Tesla. Recentemente, dopo aver acquistato quasi il 5% delle azioni, mi hanno chiesto un altro incontro, che si è svolto il 31 luglio. Ho lasciato quel meeting con l’assoluta certezza che la trattativa si possa chiudere”, aveva precisato Musk per tranquillizzare il clima societario e i mercati.
Ma i titoli Tesla e il suo amministratore delegato attraversano un momento difficile, e anche se gli ultimi obiettivi di produzione sono stati raggiunti in luglio, i problemi si accumulano ultimamente. Tesla spera di spostare l’attenzione e l’interesse di clienti e analisti sulle potenzialità dei suoi nuovi modelli automobilistici.
Model 3 di Tesla al Salone dell’auto di Parigi
Gli addetti ai lavori dell’automotive accorsi al Salone Mondiale di Parigi possono ammirare il Model 3 del gruppo, alla sua prima assoluta nell’Europa continentale, si chiedono cosa riserva alla casa di auto californiana il futuro. Non appare poi così tanto remota l’ipotesi che Tesla possa diventare una preda appetitosa di altri gruppi. Vista la capitalizzazione in Borsa del gruppo di Musk – in calo ma comunque ancora sopra i 50 miliardi di dollari – lo sforzo economico sarà elevato.
Quali sarebbero i gruppi in teoria interessati? Tra i nomi grossi che circolano vi sono Ford, i cinesi di Geely ma anche Toyota. FCA, che punta all’elettrificazione del suo parco auto, potrebbe riscontrare successo in una eventuale fusione con Tesla. Il gruppo italo-americano è in grado di offrire know how e fabbriche per produrre auto in grandi volumi, cosa che Tesla non ha ancora dimostrato appieno di poter fare.
Nonostante i problemi di un gruppo ancora giovane, dal canto suo il colosso di auto elettriche ha un potenziale enorme. Tuttavia, lo scenario competitivo in cui si muove è profondamente cambiato. Tesla non è più sola indisturbata nel mercato delle auto elettriche: nella partita sono entrati i big tedeschi, come l’Audi con il modello e-tron, Porsche con Taycan e Mercedes con Eqc. E Jaguar ha anticipato tutti con la i-pace.