L’illustre economista Atif Mian ritiene che la crescita dei debiti dei nuclei familiari sia il principale problema economico del momento, in quanto mette a rischio anche il sistema bancario. Come si è visto con la crisi patrimoniale delle banche italiane Banca Carige e MPS, i crediti inesigibili possono contribuire a svuotare i bilanci degli istituti.
Per questo il professore di Economia, Politiche Pubbliche e Finanza all’Università di Princeton dice di voler escogitare un modo, una strategia per aiutare i debitori a superare momenti di difficoltà economiche e poter smettere di isolare le banche dai rischi, in nome della stabilità finanziaria.
Secondo lui l’economia mondiale sta soffrendo da tempo della carenza di domanda e per risolvere questo problema attraverso i mercati e con risposte politiche, si è cercato di creare maggiore credito. La Cina è un esempio lampante di questo trend pericoloso.
Prima faceva affidamento sugli acquisti dei suoi beni e servizi da parte del resto del mondo, che spesso si indebitava per farlo. Chiaramente, dopo quanto è accaduto nel 2008 con la grande crisi finanziaria e lo Schema Ponzi dei mutui subprime, non era possibile che il resto del mondo e in particolare gli Stati Uniti continuassero a prendere denaro in prestito agli stessi tassi di prima.
Politiche accomodanti hanno incrementato disuguaglianze
Perciò la Cina, spiega Mian, ha dovuto adeguare le sue politiche domestiche e per generare domanda interna. Uno dei modi che ha utilizzato per farlo e stato il ricorso a stimoli monetari. A Pechino è in atto un boom creditizio enorme, a un ritmo che non si è mai visto prima. C’è una forza fondamentale che sta alimentando questo comportamento.
E si tratta delle politiche monetarie ultra accomodanti e i tassi di interesse zero o ai minimi storici. “Quale sono le conseguenze di un contesto di tassi di interessi molto bassi, non soltanto sul piano locale ma anche globale, e non soltanto sul breve termine ma anche per un periodo prolungato di tempo?”
Se lo è chiesto il professore americano di origini pakistane, arrivando alla conclusione che le politiche monetarie straordinariamente “generose” degli ultimi anni hanno gonfiato bolle del debito e potrebbero anche essere corresponsabili della formazione di monopoli o oligopoli aziendali, nonché dell’arricchimento delle persone più benestanti.
Porterebbero anche a un rallentamento della crescita e della produzione industriale, a un certo punto. Di conseguenza, se così fosse, si potrebbe affermare che i tassi ai minimi storici hanno alimentato un sentimento di rabbia sociale che stiamo vedendo scatenato ovunque nel mondo, anche in Europa (vedi proteste dei Gilet Gialli che vanno avanti dal 17 novembre).
“Quando metti insieme una bassa crescita della produttività con l’incremento delle disuguaglianze e un numero crescente di monopoli o in generale di una riduzione di una sana concorrenza, domande molto importanti sotto il profilo sia economico sia politico”.
Queste forze, secondo l’economista, sono “responsabili di alcuni dei cambiamenti di politica economica che ci sono stati su scala mondiale negli ultimi anni, tra cui l’estremismo crescente di vario tipo in tutto il mondo”, un aspetto che è molto che dovrebbe preoccupare chiunque creda nei valori e principi umani di base, così come nell’ordine democratico liberale.
“Stiamo assistendo a una rabbia che ribolle da tempo, a un livello notevole di tensione sociale o di malcontento nei confronti dello status quo e dell’establishment”. Questo ci impone delle scelte importanti, per esempio su “come decidiamo di organizzare i nostri mercati finanziari, come decidiamo di organizzare le organizzazioni economiche e se queste cose sono state fatte nella maniera giusta o se invece questo malcontento è un risultato del fatto che abbiamo ignorato la parte distributiva di queste politiche“. E dunque dell’ampliamento della forbice delle ricchezze, certificato dall’ultimo, controverso, studio di Oxfam.
In un mondo che sta diventando sempre più ideologico e polarizzato, come mostra la popolarità dei movimenti nazionalisti, protezionisti e populisti, diventa fondamentale capire queste questioni e rispondere a queste domande in maniera metodica e neutrale, dopo aver effettuato ricerche macro e sociali approfondite. Ed è questa la missione che si è dato Mian, nella convinzione che le disuguaglianze economiche e sociali hanno un forte impatto sulla crescita e sulla stabilità finanziaria.