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E Tremonti disse al Cavaliere: “Con me niente metodo Boffo…”

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ROMA – Non diventerò oggetto di un attacco mediatico alla Boffo. É un avviso clamoroso e molto chiaro quello che, in sintesi, il ministro Giulio Tremonti consegna al premier Silvio Berlusconi, durante un’accesa discussione avvenuta ai primi di giugno scorso. È lo stesso ministro del Tesoro a riferirlo ai magistrati di Napoli, che lo interrogano come teste lo scorso 17 giugno nell’ambito dell’inchiesta P4 che ormai coinvolge il generale della Finanza Michele Adinolfi, ritenuto molto vicino a Berlusconi.

LE CARTE DELL’INTERROGATORIO

I pubblici ministeri fanno ascoltare al ministro anche una conversazione, intercettata sull’utenza del generale Adinolfi, tra lo stesso capo di Stato Maggiore e il premier. Le dichiarazioni di Tremonti, suscitate anche da quell’ascolto, sono state appena depositate in Parlamento, nell’ambito degli atti relativi alla richiesta d’arresto avanzata dal gip di Napoli per Marco Milanese, deputato Pdl e storico braccio destro dello stesso Tremonti, accusato di associazione per delinquere, corruzione e rivelazione di segreto d’ufficio.

Tremonti, ascoltato dunque dai pm John Woodcock e Francesco Curcio, dopo essersi soffermato sull’insidiosa inclinazione degli “alti ufficiali a coltivare relazioni esterne al Corpo nella prospettiva di diventare comandanti generali, relazioni esterne che io non trovo opportune”, si concentra poi su un suo vivace e recente scambio di vedute con il premier. “Nel corso della discussione io e il presidente del Consiglio manifestammo posizioni diverse sulla politica di bilancio, ad un certo punto sono emerse posizioni fortemente critiche in ordine alla mia attività di ministro da parte del presidente del Consiglio. Per inciso e in parallelo su alcuni settori della stampa si manifestava una tendenza, una spinta alle mie dimissioni se non avessi modificato le mie posizioni. A questo punto, se non ricordo male, manifestai la mia refrattarietà ad essere oggetto di campagne stampa tipo quella “Boffo”. Ciò trovava riscontro in voci di parlamento che mi sono permesso di segnalare al Presidente del Consiglio”.

Perché Tremonti allude al caso Boffo? E di quali circostanziate voci ha fatto cenno al presidente Berlusconi? Qualcuno sta usando eventualmente la notizia di quella prestigiosa casa che il deputato e fedelissimo del ministro, Marco Milanese, sta pagando in via Campo di Marzo e in cui vive lo stesso ministro?

Tremonti, ancora sollecitato dalle domande dei pm, passa poi ordinare i ricordi in merito ad una cena che sarebbe avvenuta a Napoli, proprio tra il generale Adinolfi, altri esponenti della Finanza, e, “molto probabilmente anche Paolo Berlusconi e Galliani”. Continua dunque Tremonti: “In quel contesto (la discussione che ebbe con il premier, ndr), facendo seguito a quanto riferitomi da Milanese su di una cena a Napoli a cui avrebbero partecipato oltre al generale Adinolfi anche persone vicine al presidente del Consiglio, rappresentai al presidente Berlusconi – in modo devo ammettere caratterialmente reattivo – tra l’altro la situazione di conflittualità in cui si trovavano alcune figure di vertice della Gdf. Ricordo che a Berlusconi feci il nome di Adinolfi, più esattamente ricordandomi di una cena a Napoli, gli dissi “Chiedi conferma ad Adinolfi”. Si trattò di uno sfogo non avendo io elementi per valutare il comportamento di Adinolfi sotto il profilo deontologico”.

Continua ancora il ministro Tremonti: “Mi chiedete se alla cena citata fossero presenti Paolo Berlusconi e Galliani e vi rispondo che probabilmente Milanese mi fece questi nomi ma non ne sono sicuro. Con specifico riferimento alla conversazione che ho ascoltato – continua ancora Tremonti – posso dirvi che la stessa non mi sorprende poiché avevo già voci del rapporto di amicizia o comunque di conoscenza di Adinolfi con il presidente Berlusconi, attesa la comune passione per il Milan”.

Un interesse che, tuttavia, non spiega altri interessi convergenti. Il finale è più morbido: “La mia impressione è che dal tono della telefonata, che ho ascoltato, le parole del presidente del Consiglio mi sembrano spinte dal desiderio di un chiarimento in buona fede nei miei confronti”. “Ritengo – aggiunge il titolare dell’Economia a proposito della telefonata che ha appena ascoltato – che Berlusconi abbia fatto un erroneo collegamento fra diverse frasi da me pronunciate”.

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NAPOLI – Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti disse al comandante generale della Guardia di Finanza “meno salotti, meno palazzi, consegne in caserme”. L’espressione è contenuta nel verbale di interrogatorio in qualità di persona informata dei fatti che Tremonti ha reso il 17 giugno scorso ai pm di Napoli Curcio e Woodcock nell’ambito dell’inchiesta sulla P4 e che è stato allegato all’indagine su tangenti in cui è coinvolto l’ex consulente di Tremonti, Marco Milanese.

NAPOLI/ROMA – Ordinanza di custodia cautelare in carcere per il deputato del Pdl, Marco Mario Milanese. Il provvedimento, firmato dal gip del Tribunale di Napoli Amalia Primavera, su richiesta del pm Vincenzo Piscitelli, e’ stato trasmesso oggi alla Camera che sara’ chiamata a pronunciarsi sulla autorizzazione all’arresto.

Le accuse contestate all’ex ufficiale della Guardia di Finanza ed ex stretto collaboratore del ministro dell’Economia Giulio Tremonti, sono di corruzione, rivelazione di segreto d’ufficio e associazione per delinquere. La misura cautelare e’ conseguenza dello sviluppo delle indagini su una serie di irregolarita’ in cui fu coinvolto nei mesi scorsi l’imprenditore Paolo Viscione, in relazione alle attivita’ delle sue societa’, tra cui l’Arteinvest.

Milanese, ”in concorso con ufficiali della Guardia di Finanza allo stato non identificati”, avrebbe rivelato a Viscione (anch’egli indagato e ora diventato il ‘grande accusatore’) notizie riservate sulle indagini svolte dalla stessa Gdf sul suo conto e sulle sue societa’. Tutto cio’, violando i doveri d’ufficio inerenti, prima, la sua funzione di aiutante di campo del ministro dell’Economia e, poi, di consigliere politico dello stesso ministro Tremonti, al quale avrebbe pagato l’affitto dell’abitazione romana. In cambio di queste notizie, di interventi volti a ”rallentare” le indagini (”ponendo in essere iniziative verso gli organi e gli appartenenti alla Gdf delegati all’investigazione”) e della promessa, alla fine, di ”sistemare positivamente ogni cosa”, si sarebbe fatto consegnare da Viscione somme di denaro (secondo l’accusa almeno 450mila euro in contanti), ma anche orologi di valore, gioielli e auto di lusso come una Ferrari Scaglietti e una Bentley, oltre al pagamento di viaggi e soggiorni all’estero.

Tra questi, un capodanno a New York, con la sua compagna Manuela Bravi, portavoce di Tremonti, all’Hotel Plaza dove avrebbero alloggiato anche ”la Ferilli, De Sica e Cattaneo”. Gli agenti della Digos di Napoli hanno eseguito anche altre due ordinanze agli arresti domiciliari: destinatari il sindaco di Voghera, Carlo Barbieri, e il commercialista Guido Marchese, anch’egli di Voghera, entrambi accusati di corruzione, in concorso con Milanese. Questi, nella sua qualita’ di consigliere politico del ministro dell’Economia ”e da quest’ultimo delegato alle iniziative di raccordo con la maggioranza parlamentare di governo finalizzate all’individuazione dei nominativi da segnalarsi nelle societa’ controllate dallo stesso ministero”, avrebbe prima promesso e poi assicurato l’attribuzione di nomine e incarichi vari in cambio di ”somme di denaro e altre utilita’ in corso di preciso accertamento”.

A questo riguardo l’attenzione degli investigatori e’ concentrata sulla vendita di alcuni immobili posseduti da Milanese in Francia ad alcune persone, tra cui proprio Marchese e Barbieri. ”Le numerose incongruenze relative a tale compravendita – spiega la Procura – hanno consentito di ritenere che Milanese avesse favorito l’attribuzione di incarichi per Barbieri e Marchese in diverse societa’ controllate dal ministero dell’Economia”. In particolare la nomina di Marchese (che avrebbe corrisposto somme ”non inferiori a centomila euro”) a componente del collegio sindacale di Ansaldo Breda, Oto Melara, Ansaldo Energia, Sogin e Sace e di Barbieri a consigliere di amministrazione di Ferservizi spa, societa’ controllata dalle Ferrovie dello Stato.

Gli investigatori intendono ora ”accertare i collegamenti all’interno della Guardia di Finanza che hanno consentito a Milanese di accedere a notizie coperte dal segreto di indagine nonche’ per ricostruire l’origine delle disponibilita’ economiche di Milanese ed altri connessi episodi corruttivi”. L’iniziativa della magistratura napoletana giunge all’indomani dell’intervento davanti alla Giunta per le autorizzazioni a procedere di Alfonso Papa, altro parlamentare del Pdl per il quale gli inquirenti partenopei chiedono l’arresto. ”La Procura di Napoli non guarda in faccia a nessuno. Carabinieri, poliziotti, guardia di finanza, onorevoli o magistrati sono tutti uguali”, ha detto il procuratore di Napoli, Giovandomenico Lepore rispondendo alle domande dei cronisti a margine di una conferenza stampa indetta per illustrare i risultati di una operazione antidroga.

”Sono maturate contemporaneamente situazioni sulle quali indagavamo da tempo – ha aggiunto Lepore riferendosi alle richieste di arresto per Papa e Milanese – Non credo che la Procura sara’ attaccata e restera’ isolata, forse ci sara’ una reazione. Saremo accusati di sollevare un polverone come e’ gia’ stato fatto. Siamo qui pronti a replicare”.

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ROMA – Marco Milanese, prima aiutante di campo del ministro dell’Economia Giulio Tremonti e poi consigliere politico dello stesso Tremonti, si e’ dimesso il 28 giugno scorso. Ma i suoi rapporti con Tremonti sarebbero ancora cosi’ forti da far pensare che egli possa inquinare le prove di quell’inchiesta nella quale i magistrati napoletani vogliono arrestarlo. Sospettano che Milanese abbia preso tangenti assicurando nomine ed incarichi in societa’ controllate dal ministero dell’Economia. E anche i rapporti di Milanese con i vertici della Guardia di Finanza non convincono i magistrati, i quali ritengono che siano nate delle ‘cordate’ nelle Fiamme Gialle in vista della prossima nomina del comandante generale. Argomento del quale i pm titolari dell’inchiesta sulla P4 hanno parlato il 17 giugno scorso proprio con il ministro Tremonti, interrogato in qualita’ di persona informata sui fatti dopo l’intercettazione di una telefonata tra il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il capo di stato maggiore della Guardia di Finanza, generale Michele Adinolfi: oggetto – secondo indiscrezioni – proprio i nuovi equilibri all’interno delle Fiamme Gialle. Segno emblematico che il rapporto tra Tremonti e Milanese sopravviva anche dopo le dimissioni del secondo dall’incarico ricoperto in via XX settembre e’ – secondo i magistrati – un immobile di via Campo Marzio n. 24 che Tremonti occupa a Roma. La casa – hanno accertato i magistrati – e’ di proprieta’ del Pio Sodalizio dei Piceni, che l’ha data in affitto a Milanese, il quale paga un canone di 8.500 euro al mese. ”La mia unica abitazione e’ a Pavia – ha replicato Tremonti – non ho mai avuto casa a Roma. Per le tre sere a settimana che normalmente, da più di quindici anni, trascorro a Roma, ho sempre avuto soluzioni temporanee, prevalentemente in albergo e come ministro in caserma. Poi ho accettato l’offerta fattami dall’on. Milanese, per l’utilizzo temporaneo di parte dell’immobile nella sua piena disponibilità e utilizzo. Apprese oggi le notizie giudiziarie relative all’immobile – ha detto il ministro – già da stasera per ovvi motivi di opportunità cambierò sistemazione”. Ma il gip di Napoli Amelia Primavera definisce ”assolutamente poco chiari” i rapporti finanziari tra Tremonti e Milanese e, a proposito della locazione dell’immobile, ne spiega le ragione. ”Milanese paga mensilmente” per quella casa ”un canone molto alto, il cui complessivo ammontare rispetto alle rate già pagate risulta di oltre centomila euro”; aggiunge che un consulente, incaricato di verificare alcuni conti, ”non ha rinvenuto”, a titolo di rimborso, ”assegni o bonifici provenienti da Tremonti”. Quanto ad un assegno di 8.000 euro emesso dal ministro, nel febbraio 2008, in favore di Milanese, esso – secondo il gip – ”attiene evidentemente ad altra partita economica tra i due, essendo isolato nel tempo” ed essendo stato emesso ”un anno prima della nascita del rapporto contrattuale con il Pio Sodalizio dei Piceni”. ”Ne discende – scrive il gip, parlando del pericolo di inquinamento probatorio – la permanenza”, nonostante le dimissioni di Milanese dalla carica di consigliere politico del ministro, ”uno stretto ed attuale rapporto fiduciario tra i due esponenti politici che prescinde, evidentemente dal ruolo istituzionale rivestito dal Milanese”. Poi c’e’ il capitolo Guardia di Finanza. Marco Milanese è ”tuttora in stretto contatto” con i vertici delle Fiamme Gialle, dice il gip Amelia Primavera, riportando quanto riferito dal ministro dell’economia Giulio Tremonti nel corso di un interrogatorio, in qualità di persona informata sui fatti, avvenuto il 17 giugno scorso nell’inchiesta sulla P4. In quell’interrogatorio – scrive il gip – il ministro ha riferito della ”esistenza di ‘cordate”’ all’interno della Guardia di Finanza ”costituitesi in vista della prossima nomina del Comandante Generale, precisando come alcuni rappresentanti di quel Corpo siano in stretto contatto con il presidente del Consiglio” Silvio Berlusconi. Ma soprattutto Tremonti ha riferito come 00Milanese – scrive il gip – sia tuttora in stretto contatto con quei vertici”. Circostanza ancora piu’ allarmante allarmante – secondo il gip – anche per ”l’accertata vicinanza” di Milanese al ministro Tremonti