Lo spettro politico dei debitori morosi di Mps è molto ampio: centro destra e centro sinistra sono equamente rappresentate, anche perché la terza banca d’Italia è stata gestita per anni da una Fondazione che è stata espressione della politica regionale e nazionale. Quello imprenditoriale è invece maggiormente concentrato nel settore immobiliare.
Mps ha finanziato aziende poi entrate in crisi che hanno peggiorato la situazione finanziaria della stessa banca, poi salvata con i soldi pubblici. Nell’attesa lista dei “cattivi debitori” di Mps figurano grandi imprenditori, immobiliaristi famosi, partecipate pubbliche toscane e coop rosse.
Tra le società che hanno acceso un prestito con Mps ci sono la Risanamento di Luigi Zunino e il gruppo Sorgenia, operatore energetico che era controllato dalla Cir della famiglia De Benedetti, la quale dichiara la sua estraneità dalla vicenda. Sorgenia, venduta definitivamente da Cir nel 2015, si era indebitata per 1,8 miliardi con il sistema bancario italiano, 600 milioni dei quali di esposizione alla banca più antica d’Italia.
Sorgenia precisa in un comunicato come in seguito all’aumento di capitale realizzato attraverso la conversione di una parte del debito detenuto dalle principali banche italiane, tra cui Mps, che oggi pertanto sono proprietarie dell’azienda, da marzo 2015 Cir non abbia “più alcuna partecipazione nella società”.
“Il rilancio industriale e commerciale e il continuo efficientamento dei costi realizzati sotto la nuova gestione hanno fatto sì che siano già stati restituiti alle banche creditrici circa 100 milioni di euro, ai quali si aggiungono disponibilità di cassa per più di 300 milioni di euro. La società procede quindi rapidamente nel percorso di ripianamento del debito, seguendo le linee guida del proprio piano industriale che ne prevede il totale rimborso”.
Tra i creditori morosi di Mps (oltre che di Pop Emlia e di Aareal Bank) spunta anche il nome di Giuseppe Statuto, proprietario di catena di hotel di lusso come il Four Season e il Mandarin a Milano così come il San Domenico di Taormina. Come ricostruisce il Corriere Della Sera, “dopo diverse rate del mutuo da 160 milioni non pagate gli ha pignorato l’Hotel Danieli di Venezia”.
Immobiliaristi: milioni di debiti mai restituiti
“Ora per Siena rischia seriamente di aprirsi il fronte Mezzaroma“, dice il giornale facendo riferimento ai costruttori romani. “La Impreme, holding di famiglia, è insolvente e starebbe cercando la protezione di un concordato. Mps (soprattutto) e Unicredit sono esposte per centinaia di milioni. Già nel 2013 era stato firmato un accordo di ristrutturazione ma i successivi piani industriali sono stati clamorosamente «bucati» (100 milioni di perdite tra il 2014 e il 2015). In più l’azienda ha ricevuto decreti ingiuntivi, istanze di fallimento e ipoteche giudiziali su una parte significativa del patrimonio immobiliare”.
Mps ha dovuto inoltre dire addio a 20 milioni per un progetto edile promosso dal comune di Colle Val D’Elsa attraverso la controllata Newcolle, mai portato a compimento, e a 27 milioni prestati al costruttore calabrese Antonio Muto, per un progetto immobiliare in un’area di 21mila metri quadrati a Mantova.
“Secondo le informative dei carabinieri aveva relazioni ad altissimo livello a Siena dove andò più volte. Nel 2015 l’allora presidente del consiglio comunale di Mantova, Giuliano Longfils, presentò un esposto in procura: la società di Muto — denunciava — è fallita nel maggio 2015, sono stati sostenuti costi di circa 13 milioni per i lavori (cifra confermata da una perizia del tribunale); dunque che fine hanno fatto gli altri 14 milioni? Nessuna notizia, per ora”.