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(WSI) – Si è conclusa la lunga e penosa sceneggiata europea sui conti pubblici italiani. E si è conclusa, nonostante le assicurazioni in contrario di Berlusconi, con l´apertura di una procedura per deficit e debito eccessivo approvata ieri all´unanimità dai ministri europei. L´apertura della procedura dimostra come il governo avesse mentito per anni ai contribuenti e ai partner comunitari sostenendo di aver mantenuto il bilancio in ordine. Non era vero. E oggi, accettando ed apprezzando i termini del rientro che ci vengono dettati da Bruxelles, Siniscalco lo ha implicitamente riconosciuto.
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Le condizioni imposte da Bruxelles sono, in effetti, generose, il che smentisce anche presunti atteggiamenti persecutori attribuiti alla Commissione europea da esponenti del governo e della maggioranza. Due anni di tempo per rientrare sotto il tre per cento del deficit entro il 2007. Due successive correzioni strutturali del bilancio pari allo 0,8 per cento del Pil ciascuna (oltre dieci miliardi di euro o, come ama dire il presidente del Consiglio, ventimila miliardi di lire). Rigoroso contenimento della spesa corrente. Abolizione di condoni e una tantum che non fanno che drogare il bilancio mascherandone le magagne.
«Non sarà una passeggiata, ma ce la possiamo fare senza strangolare l´economia», assicura Siniscalco. La generosità di queste raccomandazioni consiste nel fatto che esse consentiranno di riportare il deficit sotto controllo solo a condizione che il 2006 e il 2007 registrino una crescita dell´1,5 per cento del Pil.
Se la crescita dovesse risultare inferiore a queste previsioni, come è possibile visto che il 2005 si chiuderà con una crescita zero o addirittura con una recessione, l´Italia potrà chiedere una proroga di uno o due anni per arrivare al tetto del tre per cento.
Se avrà fatto le due manovre strutturali richieste, e se avrà contenuto le spese correnti, la concessione di un ulteriore margine di tempo dovrebbe essere praticamente automatica come già è avvenuto per Francia e Germania.
Ma la partita che si è chiusa ieri a Bruxelles, si riapre adesso a Roma con esiti molto più incerti. Dopo essersi impegnato a correggere lo squilibrio strutturale tra entrate e uscite di dieci miliardi all´anno, il ministro Siniscalco dovrà ora indicare dove intende tagliare le spese e come pensa di aumentare gli introiti senza ricorrere a misure una tantum. E dovrà farlo nella Finanziaria del 2006, cioè di un anno elettorale in cui la pressione della maggioranza ad usare il bilancio dello Stato per guadagnare consensi sarà fortissima. E durissimo si preannuncia infatti lo scontro all´interno del governo. Non è un caso che ieri il ministro si sia limitato a confermare le cifre generali del percorso di rientro, ma non sia stato in grado di fornire la benché minima indicazione sulle misure concrete che intende adottare.
Il nocciolo del problema è proprio qui.
Siniscalco, che è un ministro «tecnico», potrebbe essere costretto a cedere di fronte all´offensiva del partito della spesa e a inserire nella Finanziaria una serie di misure di facciata il cui risultato, in termini di tagli alle spese e di maggiori entrate, sarebbe solo teorico e non concreto. In questo caso l´Italia si troverebbe ancora più sprofondata nel tunnel in cui è stata precipitata dagli artifici contabili e dalla finanza creativa della gestione Tremonti.
E´ utile ricordare che già ora pagheremo un onere aggiuntivo dovuto al fatto che il governo è riuscito a nascondere per alcuni anni la reale situazione delle finanze pubbliche, e dunque adesso deve intervenire per correggere una situazione ormai seriamente compromessa. Se il risanamento dei conti fosse cominciato l´anno scorso, quando la Commissione voleva mandarci un «early warning» che venne bloccato dall´intervento di Berlusconi, oggi la strada sarebbe meno in salita e non dovremmo recuperare anche i tagli alle tasse decisi nel 2004, che non hanno rilanciato l´economia ma hanno dissestato il bilancio.
Se la manovra strutturale prevista per il 2006 sarà solo apparente, o se addirittura la spesa corrente dovesse subire un´impennata elettorale, il nuovo governo si vedrà costretto a concentrare in poco più di un anno la correzione che era spalmata su due, e questo al solo scopo di poter arrivare a chiedere una proroga nel 2007. E allora sì che le raccomandazioni di Bruxelles vorrebbero dire lacrime e sangue, soprattutto per un Paese in fase di stagnazione economica.
La sostanza della cura che ci è stata prescritta dall´Europa si riassume in una sola parola: serietà. Occorrono, ci dicono i nostri partner, dati statistici attendibili, metodi contabili trasparenti, una drastica politica di contenimento della spesa e provvedimenti che incidano davvero sulla struttura dei conti pubblici senza operazioni di cosmesi finanziaria. I risultati dell´Italia saranno valutati proprio sulla serietà degli sforzi compiuti ancor prima che sui livelli di deficit raggiunti. Siniscalco ha preso un impegno solenne in questo senso. Che riesca ad imporlo ad un governo già politicamente in affanno, è però tutto da dimostrare.
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