L’economia dell’Eurozona non è in buona forma e la situazione potrebbe rivelarsi peggiore rispetto a quanto il dato complessivo sul Pil del primo trimestre non possa aver suggerito. E’ quanto sostiene l’editorialista di Barron’s ed ex hedge fund manager, Matthew C. Klein , osservando in chiaroscuro lo 0,4% di progresso economico, pubblicato alcuni giorni fa dall’Eurostat.
Infatti, sarà fondamentale riconoscere, non appena questi dettagli saranno disponibili, se la crescita è stata trainata dai consumi interni o dalla domanda esterna all’Eurozona. Nel primo caso, sarebbe un segnale sicuramente più incoraggiante sulla forza dell’economia del Vecchio Continente. In secondo luogo, andrà osservata attentamente la variazione delle scorte delle imprese. L’incremento degli stock di magazzino, infatti, è una componente positiva per il calcolo del Pil; essa prelude, tuttavia, a un andamento più debole in futuro, in quanto lo smaltimento delle stesse scorte incide negativamente sul prodotto interno lordo.
Allo stesso tempo, nel momento in cui le scorte di magazzino diminuiscono, si può prevedere che le imprese saranno più propense a investimenti futuri.
“Nel quarto trimestre del 2018, la liquidazione delle scorte nell’area dell’euro nel suo complesso ha sottratto 0,4 punti percentuali dal dato complessivo di crescita”, ha scritto Klein, “se le scorte non fossero cresciute né diminuite nel primo trimestre, gli ultimi numeri” sul Pil dell’Eurozona “implicherebbero quindi una decelerazione della domanda interna per il blocco nel suo complesso, al contrario di quanto sostengono molti osservatori”.
Economia Eurozona: dati lasciano un alone di incertezza
Al momento, tuttavia, i dati preliminari di Eurostat non consentono di chiarire il dubbio: le componenti relative al Pil del primo trimestre non sono ancora disponibili. Alcuni Paesi, però, hanno già diffuso stime più dettagliate. La Francia, ad esempio, ha registrato un notevole incremento delle scorte, che ha contribuito a compensare la debolezza degli investimenti interni e della spesa delle famiglie; se si esclude la variazione delle scorte, l’economia francese è cresciuta sostanzialmente allo stesso ritmo del quarto trimestre 2018.
Per quanto riguarda la crescita italiana, attestata allo 0,2% nel primo trimestre, “la componente della domanda interna” ha dato “un contributo negativo”, secondo quanto anticipato dall’Istat, elemento è più che compensato dalle esportazioni nette positive.
“Non è chiaro quanta parte della debolezza interna dell’Italia sia reale o attribuibile alla liquidazione delle scorte”, ha notato l’editorialista di Barron’s, “le imprese italiane stanno riducendo le scorte dal secondo trimestre del 2018, anche se il consumo delle famiglie è rimasto stabile. Se le imprese continuassero in questa direzione, ciò implicherebbe una forza sottostante all’economia italiana. Se l’accumulo delle scorte fosse tornato a salire, al contrario, suggerirebbe che i fondamentali si sono deteriorati”.