I fattori che determineranno l’andamento dell’economia dopo la pandemia e il ritorno dell’inflazione sono i temi affrontati da Salman Ahmed di Fidelity International
La via d’uscita da un periodo drammatico che ha sconvolto la normalità della vita di tutti e ha messo a dura prova l’economia globale è ormai intrapresa. È ancora difficile, tuttavia, identificare con precisione le linee che definiranno l’economia post-Covid. A Salman Ahmed, global head of Macro & Strategic Asset Allocation di Fidelity International, Wall Street Italia ha chiesto di individuare i fattori che modelleranno l’economia e i mercati globali nei prossimi anni e di capire se uno di questi fattori potrà essere un’inflazione stabilmente più elevata.
“Non è un segreto che l’economia globale ha vissuto un periodo senza precedenti dall’inizio del 2020. Sulla scia della pandemia Covid-19 – che è ben lungi dall’essere finita – si sono presentate una serie di realtà economiche strutturali emergenti che crediamo modelleranno l’economia e i mercati globali nei prossimi anni.
Tre esempi di queste realtà – ha spiegato Ahmed – sono l’elevato peso del debito globale (accumulato negli ultimi anni, ma aggravato ulteriormente durante la pandemia), il passaggio dalla politica monetaria a quella fiscale e l’impatto di dinamiche più ampie a lungo termine, tra cui il cambiamento climatico e le relazioni tra Stati Uniti e Cina”.
Il peso del debito globale
“La disruption provocata dalla pandemia di Covid-19 ha innescato risposte politiche estreme in tutte le economie globali – ha proseguito Ahmed – andando ad aggiungere ulteriore debito a livello globale. Crediamo che l’enorme aumento dei livelli di debito globale sarà una delle eredità macroeconomiche più durature e significative della pandemia, che influenzerà la politica monetaria per il prossimo futuro, in quanto le banche centrali lavorano per servire questo debito. La credibilità delle banche centrali continuerà, quindi, a essere messa alla prova, in particolare in un contesto di pressioni inflazionistiche”.
Il pilastro della politica fiscale
Nell’ultimo anno le economie globali hanno registrato un livello di spesa fiscale senza precedenti, con i governi che hanno cercato di mitigare l’impatto della pandemia. Salman Ahmed distingue due tipologie di spesa fiscale: “Lo stimolo a breve termine per contrastare l’impatto del grave rallentamento dell’attività economica e l’investimento a lungo termine nella formazione di capitale (incluse ad esempio le infrastrutture) per rinvigorire la crescita.
Desiderosi di evitare gli errori commessi dopo la grande crisi finanziaria, i responsabili politici dei mercati sviluppati stanno approfittando delle banche centrali altamente accomodanti per mettere in atto tutti gli interventi fiscali che le regole legislative permettono. Di conseguenza, stiamo assistendo al maggiore coordinamento tra le banche centrali e i rispettivi governi, come mai accaduto nell’ultimo mezzo secolo”.
Le dinamiche e i trend già in atto
“La traiettoria futura dell’economia globale dipenderà anche da dinamiche strutturali che erano già in corso prima della pandemia e che questa ha accelerato – ha evidenziato il responsabile Strategic Asset Allocation di Fidelity International –. I fattori sono numerosi ma vogliamo evidenziarne uno in particolare: il cambiamento climatico, che ha implicazioni macroeconomiche significative. È improbabile che le attuali misure in atto siano in grado di compensare i fattori chiave delle emissioni. Pensiamo che in uno scenario di business as usual, nel quale le azioni per ridurre le emissioni sono minime, la perdita di produzione economica complessiva sarebbe significativa, con un elevato grado di incertezza e una pronunciata eterogeneità tra i paesi (guidata dai rispettivi livelli climatici e da altri fattori).
Crediamo che gli scenari di cambiamento climatico debbano essere presi in considerazione nell’intero pensiero economico e di investimento, incluse nelle previsioni di crescita e di inflazione. Le ipotesi sul mercato dei capitali (Capital Market Assumptions) di Fidelity, che guidano le decisioni di asset allocation a lungo termine, incorporeranno gli scenari del cambiamento climatico a partire dalla fine di quest’anno, consentendo un insieme più solido e realistico di ipotesi su cui costruire i portafogli per i nostri clienti”.
Il ritorno dell’inflazione
E poi, a complicare la vita degli investitori, c’è il ritorno dell’inflazione, invocata nella anni precedenti la pandemia, temuta ora per l’effetto che potrebbe avere sulle decisioni delle banche centrali. “Secondo il nostro team – ha spiegato Ahmed – una domanda chiave per i mercati è se l’inflazione emergente che stiamo vedendo attualmente negli Stati Uniti sia transitoria o persistente. È chiaro che l’intera catena dell’inflazione (Ppi, Cpi, salari) sta iniziando a muoversi, non solo negli Stati Uniti ma a livello globale, con il recente rally delle materie prime che ha aggiunto carne al fuoco. A conti fatti crediamo che l’inflazione che stiamo vedendo ora sui mercati sia probabilmente di natura transitoria”.
Sono due le ragioni addotte da Salman Ahmed che spiegano questa convinzione: “In primo luogo, gli analisti bottom-up di Fidelity suggeriscono che la maggior parte delle interruzioni della catena di approvvigionamento che abbiamo visto recentemente stiano già iniziando a risolversi. In secondo luogo, se il prolungamento dell’assicurazione contro la disoccupazione sembra aver indotto alcune distorsioni del mercato del lavoro negli Stati Uniti e una certa rigidità, in considerazione della scadenza di questa assicurazione, fissata a settembre, ci aspettiamo che il mercato del lavoro troverà un equilibrio più normale nel terzo o quarto trimestre di quest’anno”.
Il rischio che la dinamica inflazionistica sia più persistente non viene tuttavia escluso e, secondo Ahmed, “sarà guidata dalle aspettative. I cambiamenti nell’offerta e nella domanda possono cambiare il livello dei prezzi, ma le aspettative sono fondamentali perché l’inflazione metta radici. Per le autorità monetarie e fiscali degli Stati Uniti, l’inflazione è una scelta politica che è intrinsecamente legata al peso del debito molto alto.
Di conseguenza, esiste il potenziale per la Fed di capitalizzare su un’inflazione elevata e transitoria per ridefinire le aspettative più alte, dandole così più spazio politico nelle future flessioni. Inoltre, in collaborazione con l’analisi di ricerca bottom-up di Fidelity, abbiamo identificato alcune potenziali fonti di inflazione persistente a lungo termine. Queste includono l’inflazione a lungo termine del costo del lavoro negli Stati Uniti per i settori con salari più bassi, visto che i maggiori datori di lavoro negli Stati Uniti hanno accelerato gli investimenti salariali prima e durante la pandemia.
I nostri analisti riferiscono che si tratta di una tendenza pluriennale che probabilmente persisterà ancora per qualche tempo; gli obiettivi di zero emissioni nette e di sostenibilità, che potrebbero limitare la capacità di approvvigionamento incrementale come risultato delle normative ambientali. Altre implicazioni potrebbero includere prezzi permanentemente più alti sui prodotti di base e sulle materie prime necessarie per la transizione energetica.
Inoltre, le tasse sul carbonio e la loro ripercussione sui beni intermedi e finali, come i prezzi del cemento e degli immobili, spingeranno probabilmente l’inflazione. Infine gli impatti del cambiamento climatico in alcune aree geografiche, come la produzione di colture agricole e la silvicoltura. I cambiamenti della biodiversità potrebbero avere impatti imprevisti sugli input e sui prezzi finali a lungo termine. Alla luce di tutto ciò, continuiamo ad aspettarci che la credibilità della politica rimanga al centro dell’attenzione dei mercati nel corso di tutto il 2021.
Dal punto di vista fondamentale, la reflazione continuerà a manifestarsi, come risultato della significativa spinta fiscale statunitense e dei prelievi sui risparmi in eccesso – con la combinazione di queste forze che porteranno la crescita del Pil significativamente in territorio positivo. Tuttavia, come evidenziato, il potenziale di un’inflazione a ciclo completo rappresenterà un rischio importante per gli investitori e potrebbe richiedere alla Fed un’azione tangibile per dimostrare che non rinnegherà la sua posizione politica di bassi tassi per molto tempo.
L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di giugno del magazine Wall Street Italia.