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Economia non riparte ma euro a $1,33. Mercati drogati

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Sempre e solo i soliti temi, con esponenti di diversa natura della autorità europee che continuano ad esprimere il proprio parere sulla crisi, sull’euro, sull’andamento dell’economia, con l’attenzione che ora è catalizzata dalle sfide elettorali che si stanno alternando in Italia e che riescono ad ottenere una grande attenzione da parte del pubblico italiano, anche di media cultura, che purtroppo non ha capito che non cambierà nulla fino a quando esisterà l’Unione Europea e la sua cara moneta unica.

Il forte rischio è rappresentato infatti dalla scelta da parte del popolo di un nuovo governo, che per accaparrarsi voti prometterà di tutto e di più agli italiani, magari andando anche a onorare qualcuna di queste promesse, che però non avranno lunga vita.

Non dobbiamo dimenticarci infatti che i grandi d’Europa hanno deciso di mettere Monti a capo dell’Italia per riuscire ad ottenere quelle riforme, chiamate dai media austerity, in grado di riportare i conti pubblici in ordine, col fine di far ripartire l’economia?

No, anche il meno economista degli economisti lo sa. Uscire dalla crisi? No, o meglio, non sicuramente da quella reale. Uscire dalla crisi finanziaria? Si, per salvare i grossi investitori (leggasi banche) e per mantenere in atto il progetto euro, uno dei più sbagliati della storia economica, ma di questo abbiamo avuto modo di discutere in maniera approfondita addirittura durante gli anni passati.

Il credito non si sblocca, l’economia reale non riparte e la disoccupazione rischia (se già non lo è) di diventare strutturale in tutta Europa. E di fronte ad una situazione del genere l’euro dov’è? A 1.3300.

Questo, di per sé, basta a spiegare come la situazione sia drogata e sia guidata da logiche di fondo legate soltanto alla ricerca di rendimenti superiori ai risk free, con le borse che continuano, tutto sommato, a mantenersi su livelli di forza e con gli obbligazionari che non stanno andando male, con il famigerato specchietto per le allodole chiamato spread che adesso, secondo l’opinione pubblica, va molto bene, infatti si è dimezzato da quando Monti ha preso in mano la situazione.

Pochi concepiscono che uno spread a 260 punti base significa che l’Italia, per farsi prestare denaro da qualcuno (che spesso è la Banca Centrale Europea, che stampa moneta prestandola agli Stati, togliendo così di fatto la sovranità monetaria ai singoli Stati, che riescono ad avere denaro a disposizione soltanto tramite l’indebitamento, che poi noi poveri cittadini dobbiamo ripagare – ora, paradossalmente, lavorando di meno, ditemi voi come si fa?) deve pagare il 2.60% in più rispetto alla Germania, che utilizza la stessa moneta che ha corso legale in Italia e che si trova all’interno della stessa Unione politica e monetaria, ossia quella europea.

Macroeconomicamente parlando, non abbiamo novità di nessuna sorta e siamo ancora in fase di valutazione dei dati reali che vengono pubblicati di giorno in giorno.

Oggi avremo la pubblicazione del report mensile della BCE alle ore 10 del mattino, ma a parte questo non avremo nulla di rilievo su cui concentrarci. Un warning, che non ha pesato in maniera particolare sui mercati, facendo mantenere gli indici americani contrastati intorno allo zero è arrivato dal Beige Book della Federal Reserve, che ha imputato all’incertezza fiscale la frenata dell’occupazione, confermando la modesta ripresa dell’economia americana, oltre alla Banca Mondiale che è andata a rivedere a ribasso le previsioni di crescita.

EurUsd

La moneta unica si trova ora in una fase di congestione, dopo i tentativi di discesa che hanno provato a rompere i supporti importanti in area 1.3250. Il mercato si sta muovendo all’interno di tre quarti di figura, andando a restituire due livelli abbastanza precisi da poter sfruttare per l’operatività giornaliera. 1.3250 e 1.33250 rappresentano infatti, a nostro parere, i livelli oltre i quali sono posizionati ordini di stop di che sta tradando il laterale, che se dovessero essere colpiti potrebbero portare ad accelerazioni da una parte o dall’altra nell’ordine dei 50 punti.

UsdJpy

Il UsdJpy ha tentato lo sfondamento a ribasso di 88 figura senza tuttavia riuscirci, ed ora sta scambiando poco sopra 88.50. Operativamente, la price action risulta essere poco chiara, con minimi crescenti osservabili su un grafico orario e con massimi per ora crescenti , che potrebbero portare ad un segnale long soltanto con il superamento di 89.00. Un ritorno sotto 88.50 potrebbe portare a tentativi di raggiungimento dei minimi in area 88.15.

EurJpy

L’EurJpy si sta muovendo all’interno di poco più di una figura, con l’area compresa tra 118.25 e 118.50 che funge da resistenza sfruttabile per vendite di euro (grazie al buon risk reward che prevede un reverse sopra 118.75), che non dovrebbero portarsi sotto 116.75. 116.50 rappresenta il livello che deve saltare per assistere a rinnovate discese dell’euro, che potrebbe portarsi in questo caso verso 115.60.

GbpUsd

La sterlina inglese ha cercato nella giornata di ieri di superare a ribasso l’importante supporto in area 1.6000, andando a compiere una falsa rottura non in grado di superare quelli che molto spesso rappresentano i 25 punti canonici all’interno dei quali sono posizionati i primi ordini di stop. Il fatto che il mercato non sia tornato in fretta sopra 1.600, ma stia consolidando sotto la media a 21 oraria ci lascia pensare a nuovi possibili tentativi di discesa che potrebbero approfondire in caso di superamento dei minimi di ieri, ma soprattutto di 1.5960. Sopra 1.6035 potrebbero esserci tentativi di ripresa che non ci aspettiamo oltre 1.6070. Questo il livello da superare per cambiare lo scenario.

AudUsd

Concludiamo con il dollaro australiano che, dopo la pubblicazione di deludenti dati macroeconomici sul lavoro (tasso di disoccupazione pari a 5.4% e 5.500 posti di lavoro in meno rispetto ai 4.000 posti in più stimati per Dicembre, contro un precedente di 17.000 posti creati) ha visto una forte discesa, non in grado tuttavia di superare a ribasso 1.0500. Buona dal punto di vista del risk reward la possibilità di lavorare su rimbalzi dell’australiano con target in area 1.0550, tenendo conto che un ritorno verso 05 figura potrebbe portare ad un attacco dei minimi, che se dovessero essere superati dai prezzi, potrebbero lasciare strada verso 1.0460.

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