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Economia: “Siamo sull’orlo del baratro, anche se nessuno lo dice”

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ROMA (WSI) – ”Alla luce dei dati definitivi sul Pil del II trimestre 2014 e sulla variazione acquisita per l’anno in corso (-0,2%), pubblicati oggi dall’Istat, si conferma quanto già segnalato dai principali istituti di previsione sull’Italia. Significa che per chiudere quest’anno a zero, gli ultimi 2 trimestri del 2014 dovranno registrare, con le dovute ponderazioni, variazioni positive ad oggi non prevedibili’. Lo dichiara in una nota Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia.

”Pertanto, non solo possiamo definitivamente abbandonare l’illusione del +0,8% contenuto nel Def di Renzi, che, tra l’altro, ad aprile giudicava ”molto prudentè’ questa cifra, ma diventa sempre più realistico pensare che la crescita del prodotto interno lordo italiano sarà negativa anche nel 2014, come ha ricordato oggi il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi. Con quel che ne consegue in termini di tasso di disoccupazione, di rapporto deficit/Pil e di pareggio strutturale di bilanciò’, aggiunge Brunetta.

”Tutto questo non potrà non avere conseguenze negative: l’apertura di una procedura di infrazione nei confronti del nostro paese; la necessità di una manovra correttiva a ottobre tra 25 e 30 miliardi; nuovi richiami da parte della Banca centrale europea. Comunque vada sarà un disastro. A ciò si aggiunga che se, per l’effetto trascinamento negativo del 2014, in Italia la crescita del Pil continuerà a essere piatta anche nel 2015, i dati sulla disoccupazione continueranno a peggiorare anche per tutto il prossimo anno, perchè, come dovrebbe essere noto, il miglioramento dei livelli occupazionali si manifesta solo dopo un miglioramento costante e duraturo (almeno 4 trimestri) dei tassi di crescità’, continua il presidente dei deputati FI.

”Poichè in Italia non è prevista crescita del Pil almeno fino a fine 2015, se, e sottolineo se, mai vi sarà un miglioramento occupazionale, esso potrà intervenire solo a fine 2016. L’attuale situazione di recessione, disoccupazione e deflazione appare dunque molto più grave dell’esplosione speculativa dello spread dell’estate-autunno 2011, nell’assordante silenzio opportunista delle Cassandre di allora, che ci davano sull’orlo del baratro. Altro che i gufi tanto evocati dal premier. Altro che fondamentali solidi, come ha detto ieri Padoan. Il tempo è galantuomò’, conclude Brunetta.
(TMNews)