Economia

Economia sommersa: in Italia vale 192 miliardi, pari al 10,5% del Pil

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I valori assoluti restano ancora alti, ma i dati sono in calo. Stiamo parlando dell’economia non osservata, ovvero quelle attività di mercato che sfuggono all’osservazione diretta e comprendono essenzialmente l’economia illegale e non dichiarate. Secondo i dati Istat pubblicati oggi, nel 2021 il valore aggiunto di queste attività “grigie” si è attestato a 192 miliardi di euro, segnando una crescita del 10% rispetto all’anno precedente (quando era 174,6 miliardi), sostanzialmente in linea con la dinamica del Pil (+9,7%). Di questi 192, vanno contati i 174 miliardi di euro di economia sommersa e i 18 delle attività illegali.

Economia sommersa, quanto incide sul Pil italiano

L’incidenza dell’economia non osservata sul Pil si è mantenuta costante al 10,5%. Numeri molto alti, ma in calo di 0,8 punti percentuali rispetto al 2019 (11,3%).

L’economia sommersa pesa per il 9,5%, con il traffico di stupefacenti, la prostituzione e il contrabbando di tabacco che valgono complessivamente l’1%. Meno rispetto al 2019, quando le percentuali erano del 10,2 e 1,1%. La cattiva notizia è che fa eccezione, nell’ambito del sommerso, la sotto-dichiarazione, vale a dire i redditi non dichiarati al fisco dalle imprese: qui la stima è ferma al 5% del pil, come due anni prima. Si parla di 91,3 miliardi. Mentre il lavoro irregolare, che riguarda 2,9 milioni di persone contro i 3,58 del 2019, è dato in calo dal 4,3 al 3,7%, pari a 68,1 miliardi.

A partire dal massimo registrato nel 2014, quando l’incidenza del sommerso sul Pil era del 13,0%, negli anni successivi si sono osservate costanti riduzioni, di cui le più significative nel 2018 (-0,5 punti percentuali, al 10,7%) e nel 2020 (-0,7 punti, al 9,5%).

Nel suo rapporto, Istat afferma:

La sostanziale stabilità dell’incidenza dell’economia non osservata sul Pil è dunque il risultato di andamenti eterogenei delle sue componenti. In particolare, mentre la dinamica marcata mostrata dalla sotto-dichiarazione ne ha riportato l’incidenza sul Pil ai livelli pre-crisi (5,0%), la crescita meno sostenuta del valore aggiunto da lavoro irregolare ha comportato un’ulteriore discesa della sua incidenza (fino al 3,7%, dal 4,3% del 2019).

L’istituto sottolinea poi che l’aumento del sommerso è più marcato per i professionisti e i servizi alle persone. L’Istat sottolinea che la stabilizzazione dell’incidenza del sommerso al di sotto della soglia del 10% per due anni consecutivi “si innesta nel contesto di un lento ma continuo ridimensionamento del fenomeno, in atto negli ultimi anni“.

In aumento traffico di stupefacenti e prostituzione

Tra le tante voci esaminate nel rapporto, si nota il recupero delle attività illegali nel 2021, dopo una fase di declino causata dalle restrizioni legate al Covid-19. Questo recupero è stato principalmente guidato dalla dinamica del traffico di stupefacenti, seguito dalla prostituzione. Il valore aggiunto associato al traffico di droga è aumentato, raggiungendo i 13,7 miliardi di euro (un incremento di 0,4 miliardi rispetto al 2020), mentre la spesa per consumi in questo settore si è attestata a 15,5 miliardi di euro (con un aumento di 0,7 miliardi). Questa crescita è in linea con i tassi precedenti alla pandemia: il valore aggiunto ha registrato un incremento medio annuo del 2,1%, mentre i consumi finali sono cresciuti del 2,6%.

Nello stesso periodo, si è osservato un notevole aumento anche nei servizi di prostituzione. Nel 2021, il valore aggiunto e i consumi finali in questo settore sono cresciuti rispettivamente dell’11,8% e del 12,3%, portandosi a 3,9 e 4,5 miliardi di euro.