Pericolo scampato per l’economia Usa che, almeno per ora, evita la recessione. Rassicurazioni in tal senso sono arrivate ieri con la diffusione del Pil del secondo trimestre.
Il PIL
Tra aprile e giugno, il Pil è cresciuto del 2,8%, oltre le attese degli analisti che scommettevano su un +2%, a fronte del +1,4% del primo trimestre. L’accelerazione della crescita del Pil, guidato dalla vivacità della spesa per i consumi e da una ripresa degli investimenti privati, conferma la resilienza dell’economia e dei consumatori americani. Sembra dunque esserci spazio per quell’atterraggio morbido che la FED cerca da tempo mentre valuta un taglio dei tassi di interesse nei prossimi mesi.
I riflessi sulla politica della FED
A questo I dati saranno esaminati attentamente dalla Fed, in quanto la banca centrale Usa sta cercando di sbloccare i tassi congelati, che attualmente si trovano in una fascia obiettivo compresa tra il 5,25% e il 5,50%, i livelli più alti degli ultimi 23 anni. La settimana prossime la Fed potrebbe fornire indicazioni sulle sue prossime mosse: gli analisti sperano in un taglio a settembre, ma è probabile che la banca centrale non riduca il costo del denaro fino a novembre, quando si riunirà dopo le elezioni.
Il parere degli analisti
Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm, spiega, a questo proposito:
“Se da un lato c’è un interesse congruo per la reazione della Fed, dall’altro ce n’è probabilmente ancora di più per l’impatto che questo avrà sulle elezioni presidenziali statunitensi. Possiamo aspettarci che i Democratici ne vedano un impatto positivo, ma sarà probabilmente l’America di mezzo a stabilire il tono della risposta alle urne”.
Bret Kenwell, US investment analyst di eToro, commentando il dato, spiega:
Dopo un rapporto sul PIL del primo trimestre più debole del previsto, un risultato forte nel secondo trimestre era esattamente quello che gli investitori volevano vedere. Anche se questo dato sarà soggetto a revisioni, è stato un rassicurante sospiro di sollievo vedere un risultato migliore del previsto, che potrebbe aumentare le probabilità che la Fed possa ottenere un atterraggio morbido, dopo tutto.
Sebbene sia innegabile che il mercato del lavoro si sia un po’ ammorbidito negli ultimi mesi, l’economia continua a macinare, grazie soprattutto ai consumi. Finché il mercato del lavoro non sarà troppo stressato, l’economia statunitense potrà continuare a sfidare i suoi critici e a crescere.
Oggi fari su PCE
A questo punto, la lente si sposta sul Pce, ossia l’inflazione pagata dai consumatori americani prevista passare dal 2,6% al 2,5%, un dato fondamentale per le decisioni della Federal Reserve.
David Pascucci – Analista dei Mercati per XTB , spiega a questo proposito
“Al momento le aspettative di un taglio tassi a luglio sono ovviamente basse, anche se un taglio sarebbe doveroso vista la tendenza del tasso di disoccupazione per il lungo periodo, considerazione che trova concorde l’ex governatore della Fed di New York, Bill Dudley il quale spinge per un taglio dei tassi immediato in quanto proprio il mercato del lavoro sta mostrando segni di debolezza palesi e tagliare troppo tardi sarebbe come andare incontro ad una recessione. Purtroppo storicamente le banche centrali si muovono in ritardo, a giochi fatti, agiscono quando il danno oramai si é palesato. Tenere i tassi alti a lungo in un clima dove il mercato del lavoro mostra chiari segni di debolezza é una follia, un tipo di operato il cui esito finale lo potremmo vedere nel corso dei prossimi mesi, sia sull’economia sia sui mercati. Prossima settimana avremo sia Fed che BoE, molto probabilmente vedremo un taglio da parte della BoE, quello della Fed é atteso per settembre ma non sappiamo ancora l’entitá del taglio”.