I pessimi dati diffusi questa mattina a Londra che hanno visto crollare di oltre il 20% il Pil della Gran Bretagna nel secondo trimestre dell’anno hanno spinto gli economisti a fare il punto sulla situazione della congiuntura nei principali Paesi. Due conti per capire se saranno necessari altri interventi da parte dei governi e delle banche centrali a sostegno dei Paesi più penalizzati.
Secondo quanto stimato dalla società di analisi Oxford Economics sul podio della nazioni più penalizzate nei primi sei mesi dell’anno a causa dell’epidemia da coronavirus c’è la Spagna che ha registrato una debacle del 22,7% della propria economia, seguita da Gran Bretagna (-22,1%) e Francia (-18,9%).
In questa classifica l’Italia si posiziona al 7° posto registrando una frenata della congiuntura nell’ordine del 17,1%. Segue distaccata la Germania con un calo dell’11,9% e gli Stati Uniti che registrano una flessione del Pil del 10,6%.
Dalla recessione si salva solo l’economia della Cina che segna un +0,4%.
Cosa succederà da qui a fine anno
In attesa di verificare come sarà la forma della ripresa, se sarà a V o invece a U come prospettano molti economisti, il Fondo Monetario nelle sue ultime stime di giugno ha stimato una contrazione del Pil mondiale del 4,9%. In questo contesto solo la Cina potrebbe riuscire a salvare il segno positivo davanti al Pil con una crescita attesa all’1%.
Per l’Eurozona, la flessione prevista è del 10,2%, l’Italia rischia una contrazione del 12,8% mentre la Germania va verso un -7,8%. Per il Regno Unito la flessione supererà il 10%. Per gli Stati Uniti la flessione del Pil stimata sarà invece dell’8%. Anche l’India, dove i contagi continuano ad aumentare, subirà una contrazione, la prima in oltre 40 anni, con Pil in calo del 4,5%. In Brasile, dove la gestione dell’epidemia è fallimentare, il calo sarà del 9,1%. Giù del 6,6% anche il Pil della Russia che ieri in serata ha annunciato la scoperta di un nuovo vaccino contro il coronavirus.