Economia

Educazione finanziaria, a che punto siamo in Italia?

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

di Mario Unali, portfolio manager di Kairos Partners sgr

Ciascuno di noi compie nel corso della vita numerose e importanti scelte di investimento. Quella, ad esempio, tra comprare casa o vivere in affitto. La decisione di diversificare i propri investimenti, quella di depositare i propri risparmi su un conto bancario o di conservarli, come si dice, sotto il materasso. Ma abbiamo ricevuto l’educazione finanziaria per gestire il nostro patrimonio e a valutare rischi e opportunità di ciascuna scelta?

Partiamo da alcuni dati. Secondo Experian, negli Stati Uniti ogni cittadino ha in media un debito di oltre 5.500$ attraverso la propria carta di credito. Un’indagine della Banca d’Italia evidenzia che oltre il 50% degli italiani non raggiunge un livello di competenza sufficiente a prendere decisioni informate sulle proprie finanze. La situazione sta però migliorando. A fine 2020 la quota di soggetti che hanno una conoscenza sufficiente delle questioni finanziarie, secondo i parametri Ocse, è salita al 44,3% dal 32,6% di tre anni prima.

Come si sta evolvendo allora l’educazione finanziaria in Italia?

Secondo Laura Bottazzi, professoressa ordinaria di economia all’Università di Bologna, dalla crisi finanziaria del 2008 l’attenzione verso l’educazione finanziaria è cresciuta in maniera considerevole. Non che prima della crisi non ci si rendesse conto dell’importanza della conoscenza finanziaria. Di fatto, con la crisi del 2008 appare evidente che le persone non erano in grado di compiere scelte finanziarie, in particolar modo la scelta del livello di indebitamento. Già nel 1997, quindi dieci anni prima della grande crisi finanziaria, almeno il 20% delle famiglie americane era stata stimato, avrebbe dovuto dichiarare bancarotta personale, dato l’insostenibile indebitamento che avevano accumulato. Negli Stati Uniti, infatti, è possibile per le persone dichiarare bancarotta personale e in parte o quasi del tutto, anche cancellare i propri debiti. La situazione è quindi poi emersa dieci anni dopo, con la crisi del 2008. Ed è così che sono nati centri di ricerca come quello diretto da Annamaria Lusardi a Washington, direttrice accademica del Global Financial Literacy Excellence Center, che dirige a Roma anche il comitato Edufin.

Recentemente l’Ocse, all’interno della rilevazione PISA, ha anche inserito un modulo per testare la conoscenza finanziaria dei teenager, tra l’età dei 15/16 anni. Si sono moltiplicate le analisi, le discussioni circa le politiche ottimali di politica economica per capire quali azioni intraprendere per colmare tale mancanza di conoscenza.

Il legame con il benessere finanziario

Il tema dell’educazione finanziaria è strettamente connesso anche agli indicatori di benessere finanziario. Sappiamo infatti che il benessere finanziario delle persone e degli individui è associato e correlato positivamente con le proprie scelte finanziarie. Quindi negli Stati Uniti, Europa ma anche in Italia, si sono moltiplicate attività anche a livello locale, anche a livello di comune.

In finanza, il concetto di rischio è oggetto di studi da più punti di vista, tra cui quello quantitativo e quello comportamentale. Può una maggiore cultura del rischio finanziario condurre a scelte più informate in tema di finanza personale?

Se prendiamo ad esempio l’indice di conoscenza finanziaria elaborata dal Centro di analisi della Financial Literacy a Washington, in media si osserva che gli adulti statunitensi hanno risposto correttamente solo al 50% delle domande a loro rivolte negli ultimi sei anni. La comprensione del rischio è ancora una volta l’area in cui la conoscenza funzionale tende a essere più bassa. Ma questo sarebbe successo anche se avessimo chiesto le stesse domande in quasi tutti i paesi europei. La prima lacuna che va colmata è senz’altro quella della conoscenza statistica. Il concetto di distribuzione statistica di una variabile, di media, varianza, media condizionata è per loro difficilmente comprensibile. Lo stesso dicasi per concetti di matematica di base. In moltissimi paesi ci troviamo di fronte a questo problema. In Francia ora si sta pensando proprio di riformare la scuola in questa direzione, aggiungendo matematica, statistica.

Naturalmente la conoscenza finanziaria implica anche essere capaci di calcolare un valore atteso, scontato, una variazione percentuale, sapere come annualizzare un tasso d’interesse e anche il rischio finanziario, può essere compreso solo se capiamo questi concetti. Data tale premessa, si può facilmente capire come la struttura dei portafogli della famiglia sia costituita. Le persone si affidano molte volte alla banca, senza capire i prodotti che sono loro proposti. Per esempio, in Italia, i portafogli delle famiglie sono prevalentemente concentrati su prodotti finanziari, bancari o Titoli del Tesoro. C’è poco investimento azionario e anche poca assicurazione.

Di fronte alla crisi finanziaria del 2008, ma anche del Covid-19 o in contesti, per esempio, di aumento dei tassi di inflazione, il problema diventa ancora più rilevante. La mancanza della consapevolezza del rischio del proprio investimento, del proprio indebitamento, può essere pericolosa, specialmente in alcune fasi importanti della nostra vita e in particolare quando siamo più giovani e dobbiamo compiere scelte rilevanti per il futuro o in età avanzata, quindi per la pensione. La discussione sarà ancora più rilevante quando verranno proposte nuove forme di finanziamento alle famiglie, attraverso piattaforme informatiche.

Ma in quali sedi e programmi di studi può essere possibile inserire l’educazione finanziaria come tematica da approfondire?

Dove insegnare l’educazione finanziaria?

Il primo luogo per eccellenza è la scuola, fin dalla scuola primaria la conoscenza finanziaria è un ingrediente necessario in molte delle nostre azioni quotidiane. Si può insegnare l’economia e la finanza ai bambini giocando. Sarebbe necessario trovare il metodo adeguato all’età degli individui per insegnare loro l’educazione finanziaria, quindi direi a tutte le età e in tutti i cicli di scuola.  All’università, per esempio, in Italia sono inseriti alcuni corsi che vengono chiamati di conoscenza trasversale. Un corso di educazione finanziaria dovrebbe essere reso obbligatorio per tutti.

Naturalmente poi ci sono altri luoghi oltre la scuola: i sindacati, le associazioni di categoria. L’altro luogo per eccellenza è la famiglia: parlare di soldi, risparmio, investimenti in famiglia è importante. Non c’è nulla di più importante che imparare dall’esperienza, ma anche attraverso social media, podcast, naturalmente sempre di qualità. E in molti lo stanno già facendo.

E’ importante infine anche il ruolo dell’individuo nel migliorare la propria consapevolezza finanziaria per compiere nel lungo periodo le giuste scelte. Prima di tutto dobbiamo sforzarci di compiere scelte finanziarie senza farci sostituire. Per firmare un contratto di mutuo o un prestito dobbiamo capire le condizioni contrattuali, quindi dobbiamo informarci.