Siamo arrivati al giro di boa di metà anno anche sui mercati finanziari che, da gennaio, sono stati avari di performance. Dopo una partenza scoppiettante i listini azionari internazionali e quelli di casa nostra hanno azzerato i guadagni, riflettendo da un lato le tensioni legate alla possibile introduzione dei dazi commerciali e dall’altra l’incertezza politica legata alla nascita del nuovo governo in Italia.
I mercati obbligazionari navigano a vista, penalizzati dalle mosse delle banche centrali impegnate ad alzare i tassi di interesse e a mettere fine ai piani di quantitave easing, introdotti negli anni passati per sostenere la crescita dell’economia. Su questo fronte le prospettive rimangono orientate alla prudenza.
Il mondo della consulenza finanziaria è ben consapevole di queste tendenze, vista anche l’ingente liquidità parcheggiata dagli italiani sui conti correnti in attesa di tempi migliori. Come farla confluire con decisione verso i mercati finanziari rimane un dilemma che al momento nessuno riesce a risolvere. Né i risparmiatori né tanto meno i loro consulenti.Per la clientela più facoltosa gli intermediari sono impegnati ad allargare la gamma dei servizi in ambiti anche non finanziari, in un’ottica di wealth management, mentre il mondo delle filiali retail cerca di allargare lo spettro delle protezioni per i risparmiatori offrendo polizze danni in grado aiutare le famiglie di fronte a spese impreviste come la salute, la protezione del patrimonio o il mantenimento del tenore di vita.
Sullo sfondo rimane acceso il faro sulla trasparenza accesso dalle direttiva Mifid2 e Idd sul mercato assicurativo. Quest’ultima dal mese di ottobre introdurrà anche per il mondo delle polizze gli stessi principi a tutela degli investitori già in vigore per i prodotti finanziari. Sulla questione della trasparenza è intervenuta recentemente anche la Commissione europea che ha analizzato i costi dei prodotti venduti ai risparmiatori nel Vecchio continente. Dal rapporto emerge che i prezzi applicati in Italia per fondi comuni e polizze sono più alti rispetto alla media.
Una disparità che Bruxelles lega allo scarso livello di educazione finanziaria nel nostro Paese. Su questo ultimo aspetto banche e assicurazioni hanno spazio per lavorare: da un lato per recuperare la fiducia, dall’altro perché un risparmiatore più edotto ha maggiore capacità di capire come impiegare proprio quella liquidità che ora è ferma sui conti correnti.
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