Secondo un’indagine dell’OCSE l’Italia si trova al penultimo posto della classifica dei paesi del G20 per educazione finanziaria, ma c’è qualcuno che sta riuscendo nell’intento di portare l’economia a tutti, per insegnare soprattutto ai giovani, come gestire le proprie finanze. Oggi voglio raccontarvi la sfida di Jacopo Scarabello, autore del podcast “Economia a Polpette”,che ha fatto dell’educazione finanziaria il suo cavallo di battaglia
Raccontaci un po’ di te. Quale ruolo ricopri oggi?
“Oltre alla divulgazione economica online, aiuto piccole imprese, professionisti e privati a superare i problemi che si trovano ad affrontare con le loro attività o la gestione del proprio patrimonio. Ai privati dedico il mio tempo per migliorare la loro conoscenza finanziaria, aiutandoli a interpretare cosa viene proposto da banche e/o consulenti finanziari. E visto che nella vita non si smette mai di imparare: sto per laurearmi in Psicologia”.
Quando hai deciso di parlare di economia sul web?
“Quando mi son reso conto di essere circondato da una marea di persone (compresi amici e parenti) che non conoscono concetti anche basilari dell’economia. Emblematico poi l’episodio in cui il mio coinquilino mi chiese di dedicargli un paio d’ore per spiegargli come investire in Borsa”.
Perché “economia a polpette”?
“Il naming è nato un po’ per caso; mi sono trovato nelle condizioni di dover cambiare il nome a poche ore dall’uscita del primo episodio già registrato. Era ora di cena, avevo fame, e avevo bisogno di un nome che desse il senso: “si parla di economia in modo diverso”; un impasto di informazioni complesse, che semplificate e mescolate danno vita a qualcosa di nuovo e che sono così buone che ne mangeresti una dopo l’altra. Pensai: “Polpette! Economia a Polpette”, un abbinamento un po’ strano ma incuriosisce ed è più originale di molti titoli ‘in pillole’”,
Hai un calendario editoriale prefissato? In che modo selezioni gli argomenti da trattare?
“Insieme a GOODmood editore abbiamo deciso l’impostazione del calendario editoriale e definito il format, per cercare di essere originali anche nella confezione del contenuto. Tutte le puntate nascono da domande che ricevo dai miei ascoltatori. Sin dall’inizio si è deciso di far scegliere i temi da trattare a chi mi segue, così loro sono partecipi nel progetto e io posso sviluppare temi che certamente sono di interesse. Scelgo dalle varie domande che ricevo e pianifico l’ordine con cui affrontare i temi e il formato più adeguato (podcast, video, live)”.
Oltre a Instagram, quali canali presidi? Per ogni canale scegli contenuti differenti?
“Principalmente il canale podcast, di cui Instagram è la vetrina. Gestisco anche un gruppo Telegram, un canale Twitch, uno su YouTube, e da poco ho aperto anche la pagina Facebook. Ogni canale ha contenuti differenti, o meglio, il format è differente. Il podcast è il contento divulgativo principale, preparato e confezionato perché sia di alta qualità. Instagram è il riassunto di quei contenuti e dove tengo aggiornato chi mi segue, le Stories racchiudono qualche approfondimento o curiosità. Twitch invece è il luogo in cui chiacchiero liberamente con i miei ascoltatori su temi di attualità economica e non (live che poi carico su Youtube per i posteri). Il canale Telegram invece l’ho scelto per rendere partecipe la community, dove ognuno introduce domande o articoli da commentare”.
Quale performa di più? E su quale – al di là dei numeri – punteresti maggiormente?
“Il canale che performa di più è sicuramente il podcast tramite il quale registro numeri elevati e in crescita esponenziale. Sono stabilmente nella Top50 dei podcast in Italia (di Spotify) grazie anche al lavoro del team di GOODmood che c’è dietro al progetto, e tra i primi che divulgano economia in questo formato. Punterei anche a YouTube e Twitch se solo i numeri mi dessero ragione; il video da più visibilità e fare le live mi piace veramente molto sia per il contatto diretto con chi mi segue sia per il confronto mai banale che spesso alimenta”.
Secondo un ultimo report di Finra Investor Education Foundation, i giovani investitori preferiscono informarsi su temi finanziari tramite canali come Tik Tok, Instagram persino Snapchat. Pensi siano adatti per questo tipo di comunicazione?
“Penso che possano essere un punto di contatto, non so quanto efficaci perché sono piattaforme con un’utenza con bassa attenzione e iper-stimolata; i contenuti devono attirare subito l’attenzione (bastano 6 secondi) e in un paio di minuti o immagini devi essere alquanto esaustivo. Purtroppo, o per fortuna, l’economia è molto complessa e richiede approfondimenti ulteriori per essere capita. I social possono essere un primo step per rompere il ghiaccio e procedere con i successivi”.
In base alla tua esperienza, hai visto miglioramenti dal punto di vista della preparazione/cultura finanziaria dei tuoi follower?
“Gli utenti che conosco di più (perché mi seguono da tempo e comunicano con me regolarmente) hanno un approccio alla materia più critico e propongono anche temi più complessi, argomentando in modo oculato. Ho incontrato anche persone che mi hanno poi ringraziato perché hanno capito quanto poco sapessero sul tema e di quanto più complesso fosse rispetto a quello che credevano. Comunque, come sempre, tutto sta anche nella volontà dell’utente”.
Quali sono i temi più gettonati?
“Senza dubbio: investimenti, tasse, inflazione (soprattutto di recente). Interessa tutto ciò che tocca le tasche e la vita delle persone. Principalmente mi rivolgono domande per capire le dinamiche dell’economia così da poter essere più autonomi e proteggere i loro risparmi”.
Quali i tuoi prossimi obiettivi? Cosa bolle in pentola?
“L’idea è di dare più struttura e organicità alle attività esterne al podcast. Vorrei trovare delle fonti di finanziamento per far crescere il progetto. Attualmente sto lavorando al sito internet per utilizzarlo come hub, per inserire contenuti in esclusiva, collaborazioni con altri creatori di contenuti, live e video. Il mio sogno? Poter fare della divulgazione e dell’educazione su temi economici il mio lavoro principale collaborando anche con scuole, università, professionisti e imprese”