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Effetto BoJ su Wall Street, chiusura su nuovi record

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NEW YORK (WSI) -Wall Street chiude la settimana in territorio record dopo l’annuncio a sorpresa di nuove misure di stimolo dell’economia da parte della Banca Centrale del Giappone. La buona performance odierna ha anche contribuito a un bilancio mensile che, nonostante le turbolenze di inizio mese, e’ positivo per i tre maggiori indici.

Il Dow Jones ha guadagnato l’1,03% a 17.372,9 punti, il Nasdaq e’ salito dell’1,38% a 4.629,07 punti e lo S&P 500 e’ cresciuto dell’1,08% a 2.016,26 punti. Una curiosita’: l’S&P 500 ha segnato una chiusura record al mese dal giugno 2013. Il petrolio a dicembre a perso 58 centesimi a 80,54 dollari il barile.

L’iniezione di liquidità che la Banca Centrale del Giappone ha annunciato ha ripercussioni sui mercati azionari di tutto il mondo e sconvolge i mercati valutari. L’euro cala a 1,2528 dollari e il biglietto verde avanza a 112,25 yen.

L’annuncio a sorpresa della Bank of Japan incoraggia gli investitori a puntare su asset rischiosi. La domanda di beni rifugio come i titoli di stato americani viene cosi’ meno. Il fatto comunque che la banca centrale del Giappone si prepari ad acquistare piu’ titoli di stato giapponesi ha spinto ancora piu’ in basso i gia’ contenuti rendimenti spingendo gli investitori a cercare quelli piu’ succulenti dei Treasury americani. Nel reddito fisso, il rendimento del benchmark decennale e’ cresciuto di 2 punti base al 2,33%, quello del trentennale si e’ attestato al 3,06%.

Sul fronte societario, finora, l’81% dei gruppi scambiati sullo S&P 500 che hanno reso noti i propri conti, hanno superato le attese degli analisti sui profitti, mentre il 60% ha battuto le previsioni sul fatturato, secondo i dati compilati da Bloomberg. Oggi avverrà la pubblicazione dei bilanci di Exxon Mobil e Crevron.

Dal fronte economico, nel terzo trimestre dell’anno il costo del lavoro negli Stati Uniti e’ aumentato dello 0,7% rispetto al trimestre precedente. Il dato diffuso dal dipartimento del Lavoro e’ superiore alle attese, che erano per un aumento dello 0,5%. Nel secondo trimestre, sempre su base congiunturale, l’aumento era stato dello 0,7% e nel primo dello 0,3%. Su base annua, il costo del lavoro e’ salito del 2,2% in confronto al terzo trimestre 2013, dopo il +2% del secondo trimestre e il +1,8% dei primi tre mesi dell’anno.

Intanto, mese di settembre i redditi dei lavoratori americani sono cresciuti dello 0,2% e della medesima percentuale sono cresciute le spese per i consumi. Lo rivelano le statistiche rese note oggi dal Dipartimento del Commercio. Le attese degli analisti erano per un incremento dello 0,3% per i redditi e dello 0,1% per le spese. Confermati a +0,3% la crescita dei redditi in agosto e a +0,5% quella delle spese. In settembre l’indice che misura l’andamento dei prezzi per i prodotti di consumo personale e’ cresciuto dello 0,1% su mese e dell’1,4% su anno.

Oltre le attese l’indice Pmi dell’area di Chicago che e’ salito a 66,2 punti in ottobre dai 60,5 di settembre. Il dato e’ migliore delle attese degli analisti, che si aspettavano una conferma della lettura del mese precedente.

Americani piu’ ottimisti sull’andamento dell’economia a fine ottobre, anzi ottimisti come non lo erano da luglio 2007. Secondo quanto riportato dall’Universita’ del Michigan, il dato sulla fiducia dei consumatori e’ salito a 86,9 punti, dagli 84,6 di fine settembre. Il dato e’ migliore delle stime degli analisti, che attendevano un dato a 86,4 punti. Il sottoindice che misura la fiducia sulle condizioni correnti dell’economia si e’ attestato a 98,3 punti e quello che misura la fiducia sulle condizioni future e’ passato a 79,6 punti. Per quanto riguarda l’inflazione, le aspettative a un anno sono scese al 2,9%, mentre quelle a cinque anni sono rimaste al 2,8%.

Rimane l’attenzione sul dato relativo al Pil reso noto alla vigilia, liquidità, balzato +3,5% su base annua.

Riguardo alle materie prime, tonfo dell’oro, che affonda ai minimi degli ultimi quattro anni perche’ gli investitori, a causa del recente forte apprezzamento del dollaro, stanno rivedendo i propri impegni in acquisto perche’ operare su questo mercato e’ diventato piu’ oneroso (e quindi meno funzionale al suo tradizionale ruolo di strumento rifugio). Il metallo prezioso cede 3% circa a $1.174,90 l’oncia, una flessione che porta la flessione su base mensile a -2,8%. Argento anche in preda ai sell, in ribasso -3% circa al minimo dal febbraio del 2010. I commodities, i futures sul petrolio -0,75% a $80,51 al barile.