ATENE (WSI) – La determinazione del nuovo governo greco guidato da Alexis Tsipras nell’attuare il piano di rinegoziazione dell’enorme debito pubblico sta gettando nel panico le autorità dell’area euro, in particolare i paesi virtuosi del nord, e innervosendo i mercati.
Ma il chief economist di HSBC, Stephen King, spiega che si è in due a creare una crisi del debito e che la colpa non è da dare solo ai greci. “Anche i creditori dovrebbero sentirsi responsabili per il caos dell’Eurozona”, dice su Twitter.
I tedeschi non capiscono che un grande surplus della bilancia dei pagamenti – ovvero la scambio tra residenti e non residenti di beni, servizi, redditi e attività finanziarie – significa che “i loro risparmi vengono utilizzati per fare acquisti di beni o attività finanziariarie stranieri e non nazionali”.
“Tali attività possono, a volte, offrire la miscela sbagliata nel rapporto tra rischio e rendimento”. Insomma per l’illustre economista, “creditori e debitori sono due facce della stessa medaglia“.
Il fatto che Syriza, il partito euroscettico fresco vincitore delle elezioni in Grecia, abbia dimostrato fin dal suo insediamento di essere pronto a dare battaglia ai creditori internazionali, su tutti i fronti – dalle privatizzazioni, passando per l’austerità e il mercato del lavoro, arrivando fino al livello di ristrutturazione del debito – non piace ai mercati azionari e obbligazionari.
Oggi è aumentata fortemente la tensione sul mercato dei titoli di Stato della periferia del blocco a 19. In Grecia il tre anni rende il 16,03% (+183 punti base) sui massimi di tre settimane, mentre il decennale rende il 13,11% ai massimi di sempre.
Sale il rischio di default e così il bond a 5 anni, tornato trionfalmente sui mercati in aprile ha toccato minimi di sempre. Il tasso è salito al 13,5%.
Lo spread tra i decennali italiani e quelli tedeschi si attesta infatti a 125,98 punti, in aumento del 5,81%, per un rendimento del Btp di riferimento pari all’1,58% (+4,78%).
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La Borsa di Atene intanto scende del 7%, testando i minimi di 2 anni e mezzo. Particolarmente pesanti le banche. Il settore bancario, che detiene il 3% dei 323 miliardi di euro di debito ellenico, lascia sul campo il 20%.
Molto male anche la prima utility della nazione, PPC, e l’autorità portuale del Pireo, dopo che il nuovo governo appena insediatosi ne ha immediatamente bloccato la privatizzazione, che era stata accordata con i creditori internazionali della troika in cambio del piano di salvataggio. I titoli cedono rispettivamente il 7,4% e l’8,9% in avvio.
(DaC)