L’AD di Salesforce.com è decisamente entusiasta per l’impatto che il maxi piano di tagli fiscali alle imprese varato da Donald Trump. Un assaggio dell’effetto positivo che la misura da mille e cinquecento miliardi di dollari sta avendo sulle attività societarie lo si è avuto con la pubblicazione del Pil del secondo trimestre.
Le imprese di tutto il mondo e non solo negli Stati Uniti stanno spendendo come mai prima d’ora e il merito, secondo Marc Benioff, è del maxi piano di riduzione delle tasse aziendali varato da Donald Trump, così come della deregulation in atto.
Favorita dall’aumento della domanda per programmi utili a favorire una “trasformazione digitale” del mondo corporate, l’azienda di software aziendali ha registrato un incremento dei ricavi del 27% nell’ultimo trimestre.
Durante l’earning call con gli analisti Benioff ha detto di non aver “mai visto i CEO spendere in modo tanto aggressivo“, aggiungendo che la maggior parte dei soldi investiti sono destinati a strumenti di “trasformazione digitale”, un servizio offerto dai software di Salesforce.
“I vertici aziendali stanno traendo veramente un grande beneficio da questi tagli fiscali e in particolare dal focus sulla deregulation, specie negli Stati Uniti”, ha sottolineato il top manager. “Non conosco un solo AD che non abbia speso in modo aggressivo, siamo su livelli che non si sono mai visti prima”.
Secondo l’AD un trend analogo si può riscontrare anche in Europa e in Asia, e non solo negli Stati Uniti. In Svizzera, dove si trovava Benioff la scorsa settimana per un incontro con altri manager aziendali europei, i dirigenti hanno espresso il desiderio di avere interazioni dirette one-on-one tra i clienti e il brand.
L’impatto del taglio della corporate tax sul Pil
Nonostante i risultati trimestrali migliori delle stime sia sul fronte del fatturato che degli utili, il titolo Salesforce era in calo di quasi 4% ieri nell’after hours. In Borsa la società paga il fatto di non aver centrato le attese degli analisti sull’EPS nel terzo trimestre fiscale in corso.
Ieri i dati sul Pil Usa hanno evidenziato una crescita del 4,2% nel secondo trimestre, più del 4,1% della lettura precedente e più anche delle stime degli analisti. Il risultato è stato possibile grazie alla sorpresa positiva dal fronte delle esportazioni nette, ma anche dai profitti aziendali.
Gli utili societari, inclusi nei calcoli del governo, sono la dimostrazione di come il maxi piano di abbattimento fiscale abbia avuto un impatto positivo, specie per i più ricchi e per le grandi società (vedi riduzione della corporate tax). Gli utili ante imposte sono saliti dello 0,2%, mentre quelli after tax del 6,7%: la differenza è enorme.
In quello che è stato definito il cambiamento più radicale in 30 anni per il fisco americano, il piano proposto dall’amministrazione Trump, che ha incassato l’approvazione del Congresso a fine dicembre, prevede un abbattimento delle tasse provvisorio per alcune categorie di individui e riduzioni fiscali permanenti per le società .
Il pacchetto legislativo da 1.500 miliardi di dollari, che abbassa l’aliquota più alta dal 39,6% al 37% e riduce la corporate tax rate al 21% dal 35%, sta iniziando a dare i primi frutti in un momento peraltro politicamente ideale per Trump e i Repubblicani, viste le polemiche e gli scandali che sono scoppiati intorno alla figura del presidente americano e dato l’avvicinarsi dell’appuntamento chiave con le elezioni mid-term di novembre.