New York – Il neoeletto Governo egiziano con alla Presidenza Mohamed Morsi si propone di cambiare le sorti del Paese, sia nel fronte interno che nei rapporti con l’estero. Non è un caso che abbia scelto Pechino come prima tappa ufficiale al di fuori di Africa e Medio Oriente.
Accompagnato da un plotone di imprenditori è riuscito a strappare supporto finanziario e politico dal leader cinese Hu Jintao. Tra gli accordi raggiunti una serie di investimenti in larga scala nelle infrastrutture. La Cina dunque ormai in una posizione favorevole per strappare agli Stati Uniti la fama e il ruolo di benefattore dell’Egitto (per gli americani l’alleato più importante in Medio Oriente).
La risposta non si è fatta attendere. A seguito della tre giorni di visita a Pechino, l’amministrazione Obama ha intensificato gli sforzi per tagliare parte del debito egiziano, andando a togliere il suo peso su un prestito da $4,8 miliardi ricevuto attraverso il Fondo Monetario Internazionale.
Per circa 30 anni gli Stati Uniti avevano apertamente appoggiato il regime dittatoriale del precedente Presidente Hosni Mubarak, che per anni ha perseguitato la fratellanza mussulmana alla quale Morsi appartiene.
Il 52% degli egiziani vede con favore la Cina, mentre appena il 17% vede con favore gli Stati Uniti, stando a un sondaggio del novembre 2010, a cura del Pew Research Center.