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Egitto, vincono i Fratelli Musulmani

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Il Cairo – Un risultato impensabile fino a un anno e mezzo fa. Mohammed Morsi, esponente dei Fratelli Musulmani è il nuovo presidente dell’Egitto, con il 51.7% dei voti. Sconfitto l’avversario Ahmed Shafik, che conquista il 48.3% dei voti. La commissione elettorale egiziana, per voce del suo presidente Faruk Sultan, dopo una lunghissima conferenza stampa che ha suscitato grande ilarità su Twitter per la sua prolissità e che ha ripercorso tutti i casi di brogli elettorali, alle 16.30 di domenica ha annunciato i risultati ufficiali del secondo turno delle elezioni presidenziali. La proclamazione era attesa tre giorni fa, ma la commissione ha richiesto ulteriore tempo per valutare i ricorsi presentati dai due candidati in lizza che entrambi rivendicavano la vittoria.

UN MILIONE DI VOTI IN PIU’ – Si tratta di una vittoria abbastanza di stretta misura: Morsi ha ottenuto oltre 13 milioni di voti contro gli oltre 12 milioni andati al suo sfidante, Ahmad Shafik, ex premier di Hosni Mubarak. L’affluenza alle urne è stata del 51% degli aventi diritto. Il capo del consiglio militare egiziano Hussen Tantawi ha telefonato al vincitore per congratularsi della sua vittoria, mentre il portavoce del nuovo presidente ha dichiarato: «Siamo arrivati a questo momento grazie al sangue versato dai martiri della rivoluzione. L’Egitto inizierà una nuova fase della sua storia». Le parole, ha aggiunto, non possono descrivere la «gioia in questo momento storico».

PRESIDENTE DI TUTTI – E Mohammed Morsi lancia messaggi di riconciliazione. «Sarò il presidente di tutti gli egiziani» ha detto nel suo primo discorso da presidente dell’Egitto. Il candidato dei Fratelli musulmani ha anche reso omaggio ai «martiri» della rivoluzione e ha assicurato che intende rispettare i trattati internazionali e che vuole la pace. «Manterremo tutti gli accordi e i trattati internazionali perché siamo interessati alla pace dinanzi a tutto il mondo». Il riferimento evidente è all’accordo di pace firmato nel 1979 dall’Egitto con Israele e che è stato tradizionalmente criticato dagli islamisti. L’Egitto è stato il primo Paese arabo e confinante a firmare la pace con Israele e il regime di Hosni Mubarak manteneva una situazione di stabilità alle relazioni bilaterali, anche se questo non coincideva con i sentimenti della strada e della comunità intellettuale. Intanto il Consiglio militare egiziano ha augurato buona fortuna al presidente Mohamed Morsi sottolineando che «questo momento storico necessita di una grande riconciliazione nazionale». Sulla pagina Facebook il Consiglio militare augura a Morsi che possa assumersi la responsabilità «di questo popolo in rivolta che gli ha dato fiducia». Quindi l’invito a migliaia di manifestanti radunati in piazza Tahrir da parte di Mohamed el Beltagui, segretario generale del partito della Fratellanza, Giustizia e Libertà: «Abbiamo un presidente che è il comandate in capo delle forze armate e sta quindi ai militari di ritornare nelle loro caserme».

LA CASA BIANCA – «Gli Stati Uniti si congratulano con Mohamed Morsi per la sua vittoria alle elezioni presidenziali egiziane», è il primo commento arrivato dalla Casa Bianca. Gli Usa hanno definito la sua elezione «una pietra miliare nella transizione dell’Egitto verso la democrazia» e si sono augurati che l’Egitto rimanga «un pilastro di pace, sicurezza e stabilità regionale» e auspicano anche che nelle trattative per il nuovo governo siano consultate tutte le componenti sociali e politiche.

«BUON GIORNO CAIRO» – È la prima volta che i Fratelli Musulmani vanno democraticamente al potere. Nel frattempo migliaia di egiziani che avevano affollato piazza Tahrir in attesa di conoscere, il nome del primo presidente del dopo Mubarak. E all’annuncio della vittoria un boato si alzato dalla piazza, dove i sostenitori di Morsi stanno ballando e cantando. Islamisti fedeli Mohamed Morsi, si sono aggiunti ad altri sostenitori dei Fratelli Musulmani che già affollavano la piazza per protestare contro lo scioglimento del Parlamento da parte della giunta militare. Nel resto della metropoli egiziana ha regnato una calma carica di attesa, inusuale per un giorno lavorativo. Su Twitter la giornalista e attivista Mona Eltahawy, aggredita dalla polizia in piazza Tahrir lo scorso novembre, scrive: «Buongiorno Cairo. Oggi avremo un nuovo presidente. Augurateci buona fortuna». In vista della comunicazione ufficiale dei risultati delle elezioni, nelle strade del Cairo e intorno ai luoghi sensibili è stata rafforzata la sicurezza. Alla polizia è stato ordinato di «affrontare con durezza» ogni violazione della legge, mentre il clima resta teso e si temono violenze successive all’annuncio del risultato del ballottaggio del 16 e 17 giugno. Entrambi i candidati avevano rivendicato la vittoria.

LA RINUNCIA ALLA MILITANZA – E Morsi ha rinunciato alla sua militanza nei Fratelli Musulmani, come aveva promesso che avrebbe fatto se avesse vinto. Lo ha annunciato il Partito Libertà e Giustizia, espressione del gruppo islamista e presieduto dallo stesso Morsi, attraverso il suo account su Twitter.

LA TENSIONE – Circa 2mila sostenitori di Ahmed Shafik si sono radunati invece nel distretto di Nasr City, al Cairo, in attesa del risultato ufficiale. A proposito del timore di disordini, un ufficiale dell’esercito ha dichiarato, dopo che agli agenti schierati in forze è stato ordinato di rispondere con fermezza a eventuali violenze: «Questa volta non scherzeremo, prima siamo stati gentili» con chi ha violato la legge, se necessario sarà imposto un coprifuoco. Blindati e agenti sono stati schierati alle uscite ed entrate dell’aeroporto del Cairo, intorno al Parlamento e nelle strade verso il palazzo del governo.

SI FESTEGGIA ANCHE A GAZA – Festeggiamenti e colpi d’arma da fuoco esplosi in aria a Gaza per celebrare la vittoria dell’islamista Mohamed Morsi . Per Hamas si tratta di un «momento storico». In campagna elettorale il leader della Fratellanza ha promesso sostegno ai palestinesi «nella loro lotta legittima». Peccato però che una persona sia morta e cinque siano rimaste ferite dagli spari in aria a Rafah.

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