Troppa inflazione in giro, meglio uscire dal mercato azionario. Non ha dubbi Mohamed El-Erian, presidente della Cambridge University del Queen’s College e responsabile consulente economico di Allianz , su quelle che a suo avviso sono le scelte da prendere in un fase che, a suo avviso, appare troppo rischiosa per le Borse. Se è vero che mercati mondali, nelle scorse due settimane, hanno recuperato le perdite accumulate a ridosso dell’avvio della guerra in Ucraina, El-Erian crede che mai come ora “il mercato offra una meravigliosa opportunità per uscire”.
Parlando a Bloomberg TV, l’ex numero uno di PIMCO, ha detto chiaramente “che il mercato non ha ancora incorporato ciò che accadrà all’economia”. Un chiaro avvertimento che il peggio deve ancora venire.
“La idea di base, per quel che vale, è che vedremo una stagflazione globale, una crescita più bassa, un’inflazione più alta”, ha detto El-Erian. “Il mercato azionario non ha ancora valutato questo scenario”.
Fed in un angolo
Parlando della FED, El-Erian ha spiegato che la recente svolta verso una politica monetaria più restrittiva dopo mesi in cui l’inflazione statunitense ha accelerato al massimo dagli anni ’80 ha messo la Fed in una posizione complessa.
“La Fed è costretta a considerare qual è l’errore politico meno grave per cui desidera essere ricordata: raggiungere il suo obiettivo di inflazione provocando una recessione o consentire a un’inflazione elevata e potenzialmente destabilizzante e persistere fino al 2023”.
…investitori senza alternative
El-Erian ha infine dichiarato di non essere sorpreso dal fatto che le azioni si siano dimostrate resilienti da quando la Fed la scorsa settimana ha alzato i tassi per la prima volta dal 2018.
“Se sei un investitore qualcuno ti propone di ridurre l’esposizione verso l’azionario, ti chiederai dove mettere i soldi”, ha spiegato El-Erian. “I contanti non sono una buona idea. L’inflazione è del 7,9% e potremmo raggiungere il 10%. Questo significa: rendimento reale negativo garantito. Stesso discorso per le obbligazioni. Ecco, dunque, che si finisce per non ridurre l’ allocazione in azioni. Anzi, si procede in direzione opposta”.