Il quadro macroeconomico a livello mondiale si conferma molto positivo, ma nel contesto attuale la positività è rappresentata dalla solidità e dalla stabilità della crescita e non più da accelerazione, com’era avvenuto nel corso del 2017. Il commento, a cura del team d’investimenti di UBI Pramerica SGR, vede come il 2018 avrà, quindi, una connotazione diversa dall’anno passato, ovvero di stabilizzazione della crescita sui livelli massimi. La dinamica sostenuta della crescita sta favorendo un graduale recupero anche dell’inflazione. In particolare, la dinamica dei prezzi ha fornito indicazioni di ripresa negli Stati Uniti, mentre nella zona Euro resta ancora molto debole.
I mercati azionari hanno evidenziato una significativa volatilità nei primi tre mesi dell’anno, che li ha portati a registrare performance positive e successivamente una fase di correzione, a cui è seguito un nuovo movimento al rialzo. La ragione di questi movimenti sui mercati azionari va ricercata, prevalentemente, nel rialzo dei rendimenti; il decennale statunitense, infatti, ha toccato il 2,95%, ai massimi da 4 anni, e ciò ha creato aspettative di movimenti analoghi anche su altri mercati, in particolare sul Bund.
Il ridimensionamento di un’aspettativa di inflazione al rialzo con effetti negativi, ciò che ha generato i movimenti di mercato in questo inizio d’anno, e il rafforzamento delle aspettative di una crescita economica forte portano ad un approccio costruttivo rispetto alla recente dinamica dei mercati; in questo senso, la correzione recente può rappresentare più un’occasione di acquisto che un segnale di preoccupazione. Le scelte strategiche mantenute sui nostri prodotti appaiono coerenti con questo approccio e si sono tradotte in un incremento dell’investimento azionario e dell’esposizione al dollaro e nel mantenimento di un sottopeso in termini di duration sul portafoglio obbligazionario. Per quanto concerne lo scenario relativo ai tassi, riteniamo che essi, pur essendo destinati ancora a salire, abbiano già fatto un movimento notevole verso l’alto e che il prossimo movimento in questo senso dovrebbe avvenire soltanto verso fine anno. Pertanto, appare ragionevole il mantenimento di un sottopeso moderato di duration ma senza eccedere perché non ci sono segnali di eccessivi rialzi dei tassi nel corso dell’anno.
Volgendo lo sguardo agli eventuali rischi al nostro scenario, le elezioni politiche italiane hanno premiato i partiti più populisti ma nessuna delle coalizioni ha la maggioranza necessaria per formare un governo. Una coalizione tra le forze maggiormente populiste, poi, sembra al momento altamente improbabile. Un Parlamento “ingessato” non è necessariamente una soluzione “market unfriendly”, che possa cioè impaurire i mercati. Rimane il rischio che un eventuale governo di minoranza o di larghe intese possa trovare convergenza su alcuni temi (politica fiscale, pensioni, ecc…) e deviare dalla traiettoria di rientro del debito pubblico. In questo caso potrebbe verificarsi un allargamento del premio richiesto per l’investimento in titoli di stato italiani. Al contrario, una soluzione di governo moderata e che non metta a rischio le riforme effettuate potrebbe portare maggiori investimenti sul Paese Italia.
Rimane un altro elemento di incertezza per lo scenario, relativo ai dazi che l’amministrazione americana ha applicato ad alcuni settori e nei confronti di alcuni Paesi. Se dovesse verificarsi una vera guerra commerciale, l’impatto sarebbe sicuramente negativo per la crescita globale e anche per l’economia americana. Il mercato non sembra credere a questa ipotesi e le eventuali schermaglie che si stanno susseguendo non dovrebbero essere in grado di deragliare la fase di crescita economica che stiamo sperimentando. La nostra idea è che al momento non si stia prefigurando lo scenario più negativo.