Un terzo dei seggi del prossimo Europarlamento saranno occupati dai partiti a vario titolo anti-Ue. È quanto rivela uno studio curato dallo European Council of Foreign Relations (Ecfr), un think tank con base a Berlino.
La conclusione dei ricercatori è che un risultato di questo tipo “creerebbe danni irreparabili” alle future politiche commerciali, sulla difesa e la sicurezza. Attualmente la quota di seggi ascrivibili a gruppi antieuropeisti è del 23%. Detta altrimenti, ci si attende un’avanzata euroscettica di 10 punti circa rispetto ai livelli delle scorse elezioni europee.
Anche se i gruppi di stampo euroscettico sono molto diversi al loro interno e fanno capo a diverse ispirazioni ideologiche, da destra a sinistra, concordano generalmente sulla necessità di interrompere relazioni più strette a livello Ue. Piuttosto, puntano a recuperare spazio di manovra nazionale sul finanziamento di politiche economiche e sulla gestione dei fenomeni migratori.
La simulazione del futuro parlamento di Strasburgo mostra ancora i partiti tradizionali in maggioranza (figura in basso). Se le previsioni fossero rispettate, una maggioranza naturale vedrebbe convergere i liberali dell’Alde, con i popolari (Ppe) e i socialisti (Pse).
Secondo l’analisi dell’Ecfr: il variegato blocco euroscettico potrà ostacolare azioni coordinate in materia di “politica estera, riforma della zona euro e libertà di circolazione”.
Inoltre, queste alleanze potrebbero “limitare la capacità dell’Ue di preservare i valori europei relativi alla libertà di espressione, allo stato di diritto e ai diritti civili”, scrivono gli autori dello studio.
Per fare fronte all’ascesa di questi partiti, suggerisce il direttore del think tank, Mark Leonard, le formazioni pro-europee dovrebbero guardarsi bene dall’essere “intrappolati nella parte dei difensori dello status quo”.
Il che fa pensare a una campagna che punta, in modo costruttivo a cambiare l’Unione Europea. Anche se finora gli impegni di tipo costruttivo verso il cambiamento si sono sempre scontrati fra disaccordi profondi (dagli Eurobond all’unione bancaria).
Nel grafico in basso, gli ultimi risultati dei sondaggi in previsione delle Elezioni europee di fine maggio per i partiti italiani.