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Elezioni europee: rapporto shock, partiti populisti (incluso Grillo) al 30%

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ROMA (WSI) – – I partiti populisti anti-europei potrebbero ottenere più del 30 per cento dei voti alle elezioni europee. Lo rivela uno studio pan-europeo condotto dalla think tank britannica Open Europe.

Secondo il rapporto, pubblicato dal Guardian di Londra, i partiti anti-europei, un raggruppamento che comprende formazioni politiche diverse tra loro come il partito di destra di Marie Le Pen in Francia, i populisti anti-immigrati di Gert Wilders in Olanda, gli indipendentisti dell’Ukip in Gran Bretagna, il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo in Italia e altri, conquisteranno almeno 218 dei 751 seggi del parlamento di Strasburgo, con un aumento complessivo delle loro forze dal 21 per cento nell’attuale legislatura al 30 per cento e oltre nella prossima.

Non tutti gli analisti concordano con la previsione di Open Europe, che comunque stima un indebolimento degli anti-europeisti moderati, come i conservatori britannici (i quali dovrebbero scendere da 53 a 39 seggi), cosicché nel prossimo parlamento ci sarebbe in ogni caso una solida maggioranza favorevole a mantenere l’integrazione europea o perlomeno lo status quo.

La crescita del populismo anti-europeo, tuttavia, non è un campanello d’allarme soltanto per il parlamento di Strasburgo: segnala pure il rafforzamento dell’anti-politica nei singoli paesi europei in vista delle elezioni legislative che vi si terranno nel prossimo futuro.

Il calcolo sul voto europeo segue del resto di pochi giorni un sondaggio secondo cui l’Ukip diventerà il primo partito britannico con il 31 per cento dei consensi alle europee del 25 maggio, superando laburisti (al 29 per cento), conservatori (al 24) e liberaldemocratici (al 9).

Un rilevamento che ha talmente spaventato il premier britannico David Cameron da indurlo a promettere di dimettersi se nel 2017 non manterrà l’impegno a svolgere un referendum sull’appartenenza del Regno Unito all’Unione Europea.

Il leader conservatore spera in tal modo di togliere voti all’Ukip, dimostrando di essere non meno anti-europeo, sebbene in realtà miri a far votare il proprio paese “sì” alla Ue nel referendum, a patto che la Ue riformi le sue leggi e restituisca alcuni poteri a Londra.

Una richiesta che però Bruxelles e i maggiori partner europei non sembrano intenzionati ad accontentare, per cui alla fine Cameron potrebbe essere costretto a fare campagna per il “no” all’Europa. Nel tentativo di indebolire l’Ukip, gli altri partiti britannici intendono lanciare una campagna per accusarlo di essere un partito “razzista”.

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