La candidata anti europeista alle presidenziali di Francia, Marine Le Pen, che ha fondato la sua candidatura sulla scommessa dell’addio all’Eurozona, rilancia sul tema del protezionismo e del ritorno alla sovranità monetaria.
Durante la tappa della sua campagna elettorale a Lione, Le Pen, leader del Front National data in testa nei sondaggi al primo turno di fine aprile, ha attaccato anche l’organizzazione atlantica della Nato, raccogliendo in un certo senso l’assist del presidente Usa Donald Trump, che l’aveva definita “obsoleta”.
Sabato era stato il turno dell’altro candidato “forte” che non ha dovuto passare per il test delle primarie di partito, dal momento che ha creato un suo movimento centrista e filo europeista: l’ex ministro dell’Economia Emmanuel Macron.
L’ex esponente del partito socialista, ora deciso a inseguire un liberalismo che non sia associabile né alla destra né alla sinistra, ha fatto campagna sabato scorso. Ieri invece è stata la volta della destra radicale e da alcuni giudicata xenofoba di Le Pen, che insieme al vincitore delle primarie dei socialisti, il dissidente del PS ed ex ministro dell’Istruzione Benoît Hamon, e Francois Fillon, leader del centro destra, sono i quattro candidati che si giocheranno molto probabilmente l’accesso al secondo turno.
Fuori dai giochi a giudicare dalle intenzioni di voto, ma capace di arrivare oltre il 10% dei consensi e di svolgere un ruolo determinante nello spostare gli equilibri e i consensi a sinistra, è invece il rappresentante della sinistra radicale Jean-Luc Mélanchon, il quale non ha chiuso la porta a una discussione per un’eventuale alleanza con Hamon.
La leader del Front National, di fronte a un pubblico stimato di circa 4mila persone, ha presentato il suo programma in 144 punti. È difficile che la spunti e diventi presidente, dal momento che al secondo turno è data nettamente perdente in un eventuale confronto con Macron oppure con Fillon, nonostante lo scandalo del lavoro, si presume fittizio, ricoperto da moglie e figli in Parlamento. Ma dopo Brexit ed elezione a sorpresa di Trump è meglio non fare pronostici affrettati.
In quasi tre mesi di tempo potrebbe ancora succedere di tutto. In caso di vittoria Le Pen indirà un referendum per uscire dall’Unione Europea “entro sei mesi” e promette di dire addio alla Nato. La leader del movimento populista è convinta che il ritorno franco permetterà alla Francia di ritrovare la strada della crescita, liberandosi dai vincoli rigorosi dei patti europei per la stabilità e la crescita.
Sul tema dell’immigrazione Le Pen “incalza senza nessun compromesso”, come racconta Francesco Ghidetti su Quotidiano.net: “Il mio compito è difendere i capisaldi della nostra società contro”, a suo dire, la “mondializzazione senza regole e l’immigrazione di massa“. Anche perché “chi è venuto in Francia è per trovare la Francia. Se vogliono trovare casa loro che restino a casa loro”. Conseguenza immediata la chiusura dei centri “islamici radicali in nome del popolo”.
Secondo gli ultimi sondaggi il 23 aprile Le Pen dovrebbe arrivare prima con il 25% dei voti, davanti a Macron (22%), Fillon (20%), penalizzato dallo scandalo sui familiari stipendiati con i soldi pubblici, e Hamon (17%). Il secondo turno è fissato in data 7 maggio. Il 68% dei francesi, sempre secondo le ultime rilevazioni, vorrebbe che Fillon rinunciasse. Anche il centrista François Bayrou, forse per interessi personali e ambizioni di candidatura, lo ha attaccato: “Deve togliersi di mezzo”.