Rimonta record per i rivali della Cancelliera tedesca: se si andasse oggi al voto per scegliere il nuovo governo della Germania, i Social democratici la spunterebbero a sorpresa sui Conservatori dell’attuale leader Angela Merkel. Sono i risultati di un sondaggio condotto da Insa per il quotidiano Bild, che vede il partito Spd guidato da Martin Schulz aggiudicarsi il 31% dei consensi a fronte del 30% dei Conservatori.
I populisti di Alternativa per la Germania (AfD), sempre secondo le rilevazioni, si piazzerebbero al terzo posto, con un bottino del 12%, seguiti da Die Linke, il partito della sinistra radicale, al 10%. Le elezioni si tengono a settembre di quest’anno e sono solo uno dei tanti appuntamenti elettorali cruciali per l’Europa, dopo il voto in Olanda, Francia e possibilmente in Italia.
In soli tre mesi Merkel, alla ricerca del quarto mandato consecutivo, ha vanificato il vantaggio e ora deve inseguire il centro sinistra, avanti di una lunghezza (l’Spd è dato in testa con il 31% dei consensi). Quando mancano ancora più di sei mesi al voto, la campagna elettorale per le elezioni Federali entra già nel vivo. Il quotidiano Bild si chiede in prima pagina: “la Germania è forse stanca della Merkel?”
La chiave di svolta per i socialisti è stata quella di scegliere come leader non il ministro degli Affari Esteri Sigmar Gabriel, facente parte dell’attuale coalizione di governo (grosse koalition), bensì un volto nuovo della politica domestica, pur con una grande esperienza sul campo europeo. Schulz, ex presidente dell’Europarlamento, trae vantaggio dal non essere stato coinvolto nell’esperienza di governo recente.
È fisiologico che anche in un paese abituato alla continuità politica, dopo tre mandati della stessa leader a capo di un governo, i tedeschi abbiano voglia di un cambiamento. Anche se non si parla ancora di programmi politici, la battaglia è destinata a intensificarsi e avrà un impatto anche in Europa. Merkel deve prepararsi a una vera sfida.
Per la prima volta in 12 anni l’Unione Europea (e la Bce, ai ferri corti con il governo Merkel per via delle politiche persistenti di Quantitative Easing e di tassi ultra bassi) potrebbero trovarsi a dover fare i conti con un leader diverso dalla Cancelliera. Se la Germania dovesse essere guidata da Schulz fino al 2021, è chiaro che lo scenario sarebbe completamente diverso. A unirli c’è l’europeismo ma non le politiche fiscali e del rigore e questo potrebbe avere un impatto anche sul dibattito che si terrà nei paesi dove si andrà al voto tra pochi mesi, come Olanda e Francia.