ROMA (WSI) – C’è un nuovo nome nel panorama politico italiano e che darà del filo da torcere specie a Matteo Renzi alle prossime elezioni politiche. Si tratta del ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda.
Il suo è stato l’intervento più apprezzato durante un incontro pubblico organizzato dal Pd a Milano dal titolo “Obiettivo governo“. Calenda, che al momento non è iscritto al PD e che non risulta nemmeno tra i futuri candidati del partito in Parlamento, ha parlato dei risultati ottenuti dai tre governi di cui ha fatto parte negli ultimi cinque anni e delle prospettive di una futura vittoria elettorale, ma non ha risparmiato critiche a Renzi.
“Matteo noi non siamo rottamatori, ma grandi costruttori”.
Più volte interrotto dagli applausi al grido di Calenda premier, il ministro ha puntato il dito contro la campagna referendaria, troppo incentrata a suo dire sull’abolizione del Senato
“La riforma è una battaglia per la governance e per la sicurezza nazionale, non per abolire sedie di cui non frega a nessuno”.
Il titolare del dicastero dello Sviluppo economico non risparmia un’altra frecciatina al segretario del Pd quando cita l’eccellenza del made in Itay ma puntualizza:
“Non dobbiamo dare per un secondo l’idea che questo sia il nostro unico mondo di riferimento, nessun paese è fatto solo di vincitori ma anche di gente che perde e va recuperata”.
Calenda è entrato nel governo a maggio del 2013, su chiamata di Enrico Letta per ricoprire il ruolo di viceministro dello Sviluppo Economico con delega al commercio estero. Da qui la sua carriera è stata un crescendo fino a diventare ministro dopo l’abbandono di Federica Guidi, travolta dallo scandalo petrolio in Basilicata.
La sua fama è cresciuta negli ultimi tempi grazie alle sue prese di posizioni sull’Ilva, il canone Rai e Ryanair. Cosa voglia fare Calenda al momento non si sa: le ipotesi sono le più disparate. C’è chi parla di un suo possibile partito, chi lo vuole come candidato del centrodestra ma ad oggi non ha dato alcuna conferma o smentita.
Forse il ministro vuole continuare ad essere un nome spendibile in caso di formazione di un governo tecnico dopo le elezioni se non si riuscisse a trovare una maggioranza governativa.