Quella per la maggioranza al Senato sarà probabilmente una battaglia all’ultimo voto. Gli esiti dei sondaggi effettuati regione per regione (per assegnare correttamente in ciascuna il premio di maggioranza) dai diversi istituti offrono un quadro diversificato, ma comunque caratterizzato da una situazione di difficile governabilità.
In realtà, per la gran parte delle regioni, l’esito è già noto o facilmente prevedibile: la maggioranza (e il relativo premio) andranno al centrosinistra. Ma le poche che sono ancora in bilico fanno parte di quelle più popolate, che, di conseguenza, assegnano un maggior numero di senatori. Decisivi per la formazione o meno di una maggioranza in Senato.
Emblematico, al riguardo, è il caso della Lombardia. Che, come si sa, assegna ben 49 seggi, vale a dire quasi il 16% del totale dei senatori eletti nei confini nazionali. E nella quale, per di più, si vota, lo stesso giorno delle politiche, per il presidente e il consiglio regionale. Si tratta di una regione che è stata, a lungo, appannaggio del centrodestra.
Ma, complici anche le vicende che hanno riguardato il presidente della Regione Formigoni, la situazione pare oggi mutata profondamente. Tanto che il vantaggio che il centrodestra ottiene comunque ancora in questo momento è talmente esiguo (meno di un punto percentuale) da collocarsi al di sotto del margine di approssimazione statistico e da rendere, di conseguenza, impossibile l’assegnazione del premio di maggioranza.
Il quadro è aggravato dal fatto che sono molti – 42%, assai più che nelle altre regioni qui considerate – coloro che dichiarano di non volere indicare l’intenzione di voto, perché indecisi o tentati dall’astensione. Le scelte di costoro possono mutare il quadro politico della regione. E non è senza significato il fatto che gli indecisi lombardi siano composti per la gran parte da ex elettori del centrodestra delusi. Oggetto, come si sa, sia della campagna di Berlusconi, sia di quella di Monti.
Per certi versi simile è il quadro offertoci dalla Sicilia. Qui è il centrosinistra (che ha appena vinto le elezioni per la Regione) a trovarsi in vantaggio. Ma, anche in questo caso, la differenza è di poco superiore a 1 punto percentuale, ciò che comporta l’impossibilità di stimare con certezza chi conquisterà i 14 seggi in competizione. C’è da notare qui la grande popolarità del Movimento 5 Stelle – già manifestatasi in occasione delle regionali – che sembra permettere a quest’ultimo di attribuirsi ben 3 seggi.
Assai diversa è la situazione in Veneto. Qui si riproduce la distribuzione di voti classica, con il centrodestra avanti. La rilevazione da noi effettuata all’inizio di questa settimana mostra una distanza di circa 8 punti, tali da attribuire 14 seggi alla coalizione di Berlusconi. Secondo altri istituti, il quadro è differente: alcuni indicano uno scarto ancora maggiore, altri di più modeste dimensioni. Appare tuttavia ragionevole in questo momento attribuire il Veneto al centrodestra.
L’esito opposto sembra probabile in Puglia. La distanza è inferiore, pari a 6 punti, e il numero di seggi in palio (11) è meno consistente. Ma si tratta in ogni caso di una regione che, secondo i sondaggi più recenti, sarà conquistata dal centrosinistra.
Infine, anche la Campania risulta in questo momento essere appannaggio della coalizione guidata da Bersani. In questo caso, la differenza risulta ancora più accentuata e superiore addirittura ai 10 punti. Anche qui occorre notare la forte presenza del Movimento 5 Stelle e la possibilità che Rivoluzione Civile di Ingroia partecipi anch’essa alla distribuzione dei seggi. È vero che attualmente si colloca sotto la soglia minima (8%) richiesta dalla legge. Ma la differenza è talmente esigua da rendere più che possibile il suo superamento.
In definitiva, tutto pare dipendere dalla Sicilia e dalla Lombardia. Se il centrodestra prevalesse in entrambe le regioni, la maggioranza al Senato per Bersani sarebbe problematica e diverrebbe decisivo il ruolo di Monti (che, proprio per questo, ha di recente auspicato di ampliare il bacino – 15% a livello nazionale – sin qui ottenuto).
Se, viceversa, il centrosinistra riuscisse a conquistarle, avrebbe assai meno problemi nella formazione di un governo stabile. Se conquistasse una sola delle due rimarrebbero comunque problemi nella formazione della maggioranza.
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