Gli spagnoli torneranno alle urne per la quarta volta in quattro anni, il prossimo 10 novembre. La frammentazione politica della Spagna ha scompaginato gli storici equilibri senza che nuove alleanze prendessero il posto del dualismo fra popolari e socialisti. L’ultimo capitolo della storia politica spagnola si è consumato dopo le elezioni dello scorso 28 aprile, che avevano visto al comando il partito socialista (Psoe) guidato da Pedro Sanchez. La vittoria conquistata allora, tuttavia, non ha consentito al Psoe di governare da solo, potendo contare solo su 123 seggi rispetto ai 175 necessari per formare una maggioranza.
E nessuna alleanza parlamentare si è dimostrata praticabile. L’accordo più naturale, quello con il partito di sinistra anti-sistema Podemos, è tramontato insieme a tutte le altre opzioni; inclusa quella preferita dai socialisti, un governo di minoranza monocolore. Anche Ciudadanos, l’altra forza emergente e di stampo liberista, aveva dato disponibilità ad astenersi sul voto di fiducia, ma a condizioni non reputate accettabili dal Psoe.
“Due forze politiche conservatrici e una forza politica di sinistra hanno deciso di bloccare la formazione del governo richiesta dagli spagnoli. Gli spagnoli hanno dichiarato in quattro occasioni che la Spagna vuole prendere una strada progressiva e li invitiamo a farlo ancora più chiaramente il 10 novembre”, ha annunciato Sanchez.
Secondo la media dei sondaggisti elaborata da Politico, gli equilibri del futuro parlamento si preannunciano ancora una volta incerti e sostanzialente analoghi rispetto a quelli prodotti dalle precedenti votazioni. A conquistare la maggioranza relativa sarebbe ancora il Psoe, con il 29% dei consensi. Segue il Partido Popular, che erodendo voti a Ciudadanos passerebbe dal 16,7% al 21%. Pederebbero quota, invece, le due forze emergenti. In particolare Ciudadanos, che scederebbe dal 15,9% al 12%, mentre Podemos passerebbe dal 14,3% al 13%. Anche il partito anti-immigrati e post-franchista, Vox, vedrebbe ridursi la sua fetta dal 10,6% al 9%. Il compito di formare una maggioranza di governo guidata dai socialisti non verrebbe in alcun modo facilitata dal nuovo parlamento, se i sondaggi si rivelassero accurati.
Elezioni in Spagna, i profili dei candidati
Pedro Sanchez, 47 anni, leader del Partido Socialista Obrero Español, è stato il principale vincitore delle scorse elezioni di aprile. Insieme a Matteo Renzi e all’ex premier francese Manuel Valls, Sanchez è stato fra i protagonisti di una visione progressista in grado di rilanciare le sinistre – in crisi ovunque in Europa. Il gruppo della “camicia bianca”, così battezzato dopo essersi presentato con questa “uniforme” alla Festa dell’Unità di Bologna nel 2014, vede in Sanchez l’ultimo esponente ancora in grado di ambire alla presidenza del suo Paese. Economista, Sanchez è segretario del Partito dal 2014 (con un’interruzione nel 2016).
Pablo Casado, 38 anni, leader del Partido Popular, è succeduto all’ex presidente del Pp ed ex premier Mariano Rajoy nel 2018. E’ il principale avversario politico di Sanchez e sotto la sua guida il Pp ha recuperato terreno nei sondaggi. Recentemente Casado ha declinato la possibilità di siglare un accordo di larghe intese con Sanchez e garantire la nascita del governo: “Non è il momento di provare qualcosa che non è stato tentato negli ultimi cinque mesi”, dopo le elezioni di aprile.
Pablo Iglesias, 40 anni, cofondatore e segretario della formazione di sinistra Podemos. Il movimento, nato negli anni successivi alla crisi dell’euro e dal movimento “indignatos”, si contrappone alle politiche di austerità e propone un’agenda di forte caratterizzazione progressista e ambientalista. Podemos, per le sue istanze a difesa della democrazia partecipativa è stato, agli esordi, collegato al M5s. Iglesias è professore di scienze politiche.
Albert Rivera, 39 anni, è presidente del movimento Ciudadanos. Il partito, nato nel 2006, ha conquistato crescente visibilità come alternativa conservatrice “pulita” ed estranea agli scandali di corruzione del Pp. Rivera promuove politiche pro-business, vicine a quelle di Emmanuel Macron e il suo En Marche. Ciudadanos appartiene al gruppo Alde al parlamento europeo.