È già cominciata la corsa per le elezioni presidenziali Usa del 2020. Mentre i repubblicani candideranno l’attuale presidente Donald Trump per un secondo, e ultimo, mandato, c’è fermento per scegliere il candidato dei democratici.
Come da tradizione, il partito deciderà con le primarie che si terranno nei diversi Stati degli Usa, a cominciare dallo Iowa, da febbraio 2020. In molti hanno ufficializzato la propria candidatura. C’è chi ha già annunciato i milioni di dollari di finanziamenti ottenuti nei primi giorni di campagna. E i sondaggi stanno monitorando chi di loro riscuote più preferenze dagli elettori.
Joe Biden
L’ex vicepresidente di Barack Obama, 76 anni, ha sciolto le riserve sulla sua candidatura. E secondo i sondaggi, fra cui quello di Morning Consult, ha fatto bene. Il senatore è infatti il primo nelle preferenze degli elettori democratici. Biden è molto apprezzato perché passa come un politico sincero, che ha saputo superare diversi drammi familiari, tra cui la morte del figlio.
Politico navigato e molto preparato, specialmente in politica estera, il senatore del Delaware è diventato quasi un’icona pop sotto Obama (di cui è grande amico). Di norma risulta simpatico per le sue numerose gaffe (quando sono innocue) e per la sua personalità stravagante. A tal punto che la stampa americana ha inventato per lui il neologismo “Bidenismo“, per designare le sue dichiarazioni fuori dagli schemi.
Bernie Sanders
L’agguerrito senatore del Vermont avrà 79 anni al momento delle elezioni Usa. Sono tanti. Ma è deciso a correre ancora, dopo che la sua campagna per le primarie nel 2016 ha conquistato il cuore dei progressisti americani. Allora a imporsi fu Hillary Clinton ma con un margine risicato.
Molti osservatori sono convinti che se a spuntarla fosse stato il “socialista” Sanders, avrebbe dato del filo da torcere a Trump perché avrebbe calamitato i voti della sinistra. Nonostante abbia perso la nomination democratica contro l’ex Segretario di Stato Clinton nel 2016, Sanders rimane popolare tra gli elettori. In particolare fra quelli più giovani ed è infatti al secondo posto nei sondaggi.
Kamala Harris
Californiana, eletta al Senato con i Democratici nel 2017, è la prima afroamericana a correre per le elezioni del 2020. È stata criticata per le politiche che ha messo in atto come procuratore generale della California, carica che ha ricoperto dal 2011 al 2017. In particolare Harris difese la pena di morte, pur essendo personalmente contraria.
Elizabeth Warren
La senatrice del Massachusetts è stata la prima a presentare la propria candidatura. Esponente di spicco dei Democratici, è molto nota in America. Specialmente per le lotte per i diritti delle classi più deboli e contro le disuguaglianze. Da quando è scoppiata la crisi finanziaria del 2008, si impegna contro gli abusi di Wall Street e chiede regolamentazione del settore.
Queste posizioni intransigenti nei confronti delle banche d’affari potrebbero costarle caro in termini di grandi elettori, perché le potenti lobby della finanza farebbero probabilmente scudo comune contro una sua eventuale nomination.
Cory Booker
Senatore del New Jersey, il primo senatore afroamericano dello Stato, è noto per essere un bravo oratore. Una delle battaglie su cui ha lavorato di più è quella della riforma del sistema giudiziario penale. I suoi critici sottolineano che è troppo legato a interessi aziendali e da alcuni è percepito come amico dell’industria farmaceutica e della Silicon Valley.
Andrew Yang
Imprenditore di New York, fondatore di Venture for America (VFA), è stato scelto dall’amministrazione Obama nel 2012 come “Champion of Change”. Nel 2015 è stato nominato dalla Casa Bianca “Presidential Ambassador for Global Entrepreneurship”.
Ha fatto parlare la proposta del reddito di base universale (UBI) avanzata durante la sua campagna per la nomination del 2020. L’obiettivo è implementare il progetto noto come “Freedom Dividend for every American adult” (dividendo della libertà per ogni americano), ritenuto da Yang la risposta alla minaccia dell’automazione nel mondo del lavoro.
Beto O’Rourke
Il 46enne texano è diventato noto dopo il testa a testa con il senatore Ted Cruz nel 2018 e la sconfitta alle primarie per uno scarto di 3 punti percentuali. Per quello che viene battezzato “il nuovo Kennedy” è stato un successo in uno stato storicamente repubblicano come il Texas.
Anche se O’Rourke ha già ottenuto tre mandati al Congresso (e votato talvolta al fianco dei Repubblicani), mantiene un’immagine da outsider, che lo rende un candidato in crescita nelle preferenze. Il texano deve la sua popolarità – specie tra i giovani – anche al suo passato da musicista punk (O’Rourke si vanta di essere un fan dei Fugazi).
E al suo intervento contro l’amministrazione Trump sulla libertà di protestare. Nel filmato, diventato un video virale, ha difeso il diritto dei giocatori di football americano dell’NFL a protestare per lee violenze contro i neri, inginocchiandosi durante l’inno nazionale.
Fra i candidati minori ci sono anche Julian Castro, ex sindaco di San Antonio, in Texas, di origini messicane, e Tulsi Gabbard, originaria delle Samoa americane, che è la prima deputata di origini samoane e la prima indù a essere stata eletta al Congresso.
A correre ci saranno anche Amy Klobuchar, avvocatessa, senatrice del Minnesota dal 2007, Pete Buttigieg (dell’Indiana), John Delaney (New Jersey), Kirsten Gillibrand (New York), Jay Inslee (Washington), John Hickenlooper (Pennsylvania), Amy Klobuchar (Minnesota), Wayne Messam (Florida) e Marianne Williamson (Texas),