Mancano poche ore alla resa dei conti per le elezioni Usa. Oggi è infatti l’ultimo giorno utile per votare uno dei due candidati in corsa per la Casa Bianca, ovvero l’ex presidente Usa, il repubblicano Donald Trump e l’attuale vicepresidente, la democratica Kamala Harris. Anche se cittadini di più della metà degli stati hanno già votato per posta o di persona, oggi martedì 5 novembre è la data ufficiale delle elezioni.
Exit poll
Le prime indicazioni sulle elezioni presidenziali USA 2024 tra Kamala Harris e Donald Trump arriveranno nella tarda serata italiana di oggi. In particolare, i primi exit poll saranno disponibili intorno alle 23:00 ora italiana. Questi forniranno solo indicazioni preliminari sul trend del voto, l’affluenza media e la composizione demografica dei votanti.
Tuttavia, i primi dati realmente indicativi dovrebbero arrivare intorno alle 4:00 del mattino con la chiusura dei seggi negli ultimi “swing states” (Georgia, North Carolina, Pennsylvania,Michigan, Wisconsin, Arizona, Nevada).
È importante notare, a questo proposito, che difficilmente nella notte elettorale emergeranno i risultati elettorali definitivi. Nel 2020, solo l’Arizona ha dichiarato i risultati la sera stessa delle elezioni, mentre altri stati hanno richiesto giorni o settimane per il conteggio finale.
Come fa notare Matteo Ramenghi, Chief Investment Officer di UBS WM in Italia, “potremmo aspettare giorni o addirittura settimane per conoscere il vincitore. Il conteggio manuale delle schede postali, le richieste di riconteggio e le cause legali da entrambe le parti potrebbero prolungare l’attesa. L’annuncio finale potrebbe teoricamente slittare fino a metà dicembre”.
Ramenghi ricorda inoltre che “sebbene l’esito incerto di queste elezioni possa essere considerato una conseguenza del clima politico polarizzato, è importante ricordare che le presidenziali sono spesso decise all’ultimo. Dal 1960, sei diverse elezioni sono state decise da meno di 150 mila voti in pochi stati”.
Come si vota
Il presidente degli Stati Uniti viene eletto in modo indiretto attraverso i grandi elettori, con un sistema a due livelli dove i cittadini votano per i grandi elettori che poi eleggono il presidente. Il candidato che ottiene la maggioranza dei grandi elettori (almeno 270 su 538) vince le elezioni, anche se potrebbe aver ricevuto meno voti popolari totali.
In particolare, il collegio elettorale è composto da 538 grandi elettori, numero che corrisponde alla somma dei membri del Congresso: 435 rappresentanti della Camera, 100 senatori, più 3 rappresentanti del Distretto di Columbia. Per vincere le elezioni, uno dei due candidati deve assicurarsi almeno 270 grandi elettori.
Ricordiamo a questo proposito che quasi tutti gli Stati adottano il sistema “winner takes all” (chi vince prende tutto): il candidato che ottiene la maggioranza dei voti popolari in uno Stato conquista tutti i grandi elettori in palio per quello Stato. Solo il Nebraska e il Maine utilizzano un sistema proporzionale.
I grandi elettori si riuniscono nella capitale dei rispettivi Stati il lunedì dopo il secondo mercoledì di dicembre per esprimere la loro preferenza sul Presidente e Vice Presidente. Successivamente, il 6 gennaio, il Congresso procede al conteggio ufficiale dei voti, e il nuovo Presidente si insedia il 20 gennaio.
Una caratteristica distintiva del sistema elettorale americano è che non tutti i voti hanno lo stesso peso. Gli Stati meno popolosi hanno un peso elettorale proporzionalmente maggiore rispetto agli Stati più popolosi, poiché ogni Stato ha diritto a due senatori indipendentemente dalla popolazione.
Gli ultimi sondaggi
La campagna elettorale è stata caratterizzata da clamorosi colpi di scena, dall’attentato a Trump in Pennsylvania al cambio in corsa del candidato democratico, con Kamala Harris che ha riportato il partito in vantaggio nei sondaggi per poi cedere una parte del vantaggio negli stati chiave per le elezioni, quelli in bilico tra i due partiti.
Recenti sondaggi indicano che Harris ha un leggero vantaggio su Trump a livello nazionale, con una differenza di circa un punto percentuale. Un margine esiguo dunque che riflette un panorama politico molto incerto.
Quando si guardano gli stati chiave, che sono fondamentali per la vittoria elettorale, la situazione diventa ancora più complessa. In stati come il Michigan e il Wisconsin, Harris sembra mantenere un piccolo vantaggio, rispettivamente di 0,8 e 0,6 punti. Tuttavia, Trump sta guadagnando terreno in altri stati cruciali. In Arizona, ad esempio, Trump ha un vantaggio di 2,5 punti, mentre in Georgia e North Carolina il suo margine è di 1,5 punti.
Anche in Nevada e Pennsylvania, Trump è in una posizione competitiva, con distacchi minimi. Particolarmente significativa è la situazione in Pennsylvania: questo stato, con i suoi 19 grandi elettori, è considerato uno dei più decisivi. Dopo aver inizialmente visto Harris in vantaggio da luglio, Trump ha effettuato il sorpasso a metà ottobre, rendendo la corsa ancora più serrata.
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