Il sistema elettorale per l’elezione del presidente degli Stati Uniti, contrariamente a quanto avviene in altri Paesi dalla forma di governo “presidenziale”, non è a suffragio diretto. Ciò significa che gli elettori americani non votano direttamente il loro candidato, bensì i cosiddetti grandi elettori, che si sono candidati a loro volta per lo United States Electoral College, un’assemblea di 538 membri che ha il solo scopo di eleggere il presidente.
Ciascun grande elettore, pur non avendo un vero e proprio vincolo di mandato, viene eletto sulla base del suo esplicito sostegno a uno dei candidati alla Casa Bianca. Per la vittoria finale, in candidato presidente deve conquistare almeno 270 grandi elettori presso l’Electoral College.
Per ciascuno stato americano è prevista l’assegnazione di un dato numero di grandi elettori – un numero solitamente proporzionato alla popolazione dello stato in questione e corrispondente alla somma dei rappresentanti che quello stato elegge alla Camera e al Senato federale.
Per 48 stati su 50 il risultato elettorale è netto: il vincitore si aggiudica tutti i grandi elettori previsti per ciascuno stato.
Questo sistema elettorale, pertanto, affida grande peso a quegli stati la cui maggioranza risulta spesso combattuta fra repubblicani e democratici: anche pochi voti possono avere un peso determinante nell’assegnazione dei grandi elettori. Se a cambiare colore da un’elezione all’altra sono degli stati particolarmente popolosi come la Florida o il Michigan, l’ago della bilancia tende a spostarsi in modo assai netto.
Gli stati che tendono a essere in bilico da un’elezione all’altra sono chiamati swing states, ed è in questi ultimi che gli sforzi delle campagne elettorali dei candidati si concentrano.
Incidenza dei Grandi elettori sul voto USA
L’altra conseguenza, spesso contestata, di questo sistema elettorale è che il candidato vincitore non è sempre quello che ha conquistato il maggior numero di voti nel complesso degli Stati Uniti. In particolare, nelle elezioni del 2016 il cosiddetto voto popolare era stato vinto da Hillary Clinton con un margine di quasi 3 milioni di voti su Donald Trump. In precedenza, nel 2000, George W. Bush riuscì a conquistare la Casa Bianca nonostante avesse raccolto circa 500mila voti in meno rispetto allo sfidante Al Gore.