NEW YORK (WSI) – Chissà, alla fine Donald Trump forse aveva ragione quando in campagna elettorale metteva in dubbio il regolare svolgimento delle elezioni presidenziali e la possibilità che fossero truccate. Il presidente eletto si è spinto fino a dire che non avrebbe riconosciuto l’esito del voto in caso di sconfitta. Immaginate cosa potrebbe succedere se prima dell’inizio formale del suo mandato gli strappassero di mano la vittoria per assegnarla alla rivale Hillary Clinton.
Jill Stein, la candidata dei Verdi nella corsa per la Casa Bianca, ha ottenuto più di 4,665 milioni di dollari per ricontare i voti delle elezioni presidenziali in tre Stati americani, grazie a una raccolta di fondi su Internet. Per la riconta in tutti e tre servono 6-7 miliardi. Gli Stati in cui si presume ci siano stati brogli sono il Wisconsin (valore: 10 grandi elettori), il Michigan (16 grandi elettori) e la Pennsylvania (20 grandi elettori in palio), tutti circoscrizioni assegnate a Trump l’8 novembre e risultate decisive per l’esito finale del voto.
Dopo che alcuni informatici e testate hanno citato “prove evidenti di anomalie” negli Stati sopra citati, Stein si è mossa per conoscere la verità. Stein dice di non voler aiutare la Democratica Clinton, ma semplicemente di voler fare giustizia e “fare luce sulle falle del sistema elettorale americano“. “Ci serve un sistema in cui avere fiducia”, ha dichiarato l’ecologista, che con la sua “colletta” online è riuscita ad ammassare 2,5 milioni in poche ore: l’obiettivo era quello di ottenere almeno tale somma entro il 25 novembre e di arrivare a 7 miliardi alla fine del fundraising.
L’elezione contro pronostico di Trump è avvenuta grazie al sistema elettorale americano dei collegi elettorali, nel senso che Clinton ha ottenuto due milioni di voti popolari in più del candidato Repubblicano, ma Trump si è aggiudicato un maggior numero di Stati e quindi di grandi elettori. È la terza volta che succede nella storia degli Stati Uniti: il caso più recente è quello del Repubblicano George W. Bush nella vittoria contro il Democratico Al Gore nel 2000.
Nei tre stati citati sono state segnalate dai media nei giorni scorsi delle irregolarità nel voto elettronico. Stein è sicura che la riconta ci sarà e che il popolo americana voglia conoscere la verità: “questi dubbi devono essere messi a tacere prima che l’elezione presidenziale 2016 sia formalmente convalidata”, dice la candidata ecologista.
Diversi esperti di informatica, tra cui il direttore del Centro dell’Università del Michigan per la sicurezza informatica, hanno sottolineano di avere in mano delle prove che evidenziano un calo del 7% in media di Clinton nelle contee del Wisconsin, dove sono state usate macchine elettroniche per votare. Secondo il calcoli effettuati dai tecnici, la candidata del partito dei Democratici potrebbe recuperare 30mila voti supplementari nel Wisconsin, uno Stato che Trump si è aggiudicato con un margine di vantaggio di 27.000 voti.
Per ora si tratta solo di speculazioni, che peraltro un sondaggista esperto come Nate Silver ha già messo a tacere. Il direttore del sito Five Thirty Eight sostiene che il calo dei voti a favore di Clinton si può spiegare anche semplicemente analizzando i tassi e andamenti demografici nelle contee in questione.
Sebbene sia vero che Trump potrebbe perdere i tre Stati con una riconta, dal punto di vista matematico è comunque molto difficile che succeda. Se invece Clinton dovesse fare un exploit e portare a casa tutti e tre gli Stati dove i voti elettronici verranno riesaminati, potrebbe raggiungere un numero di grandi elettori sufficienti ad aggiudicarsi le elezioni. In quel caso si rischierebbe veramente lo scoppio di un conflitto civile nella culla democratica del mondo: la reazione di Trump, del suo entourage e della sua base elettorale sarebbe incendiaria.