Trump trionfa negli Stati in bilico
In tarda mattinata, quando continua lo spoglio, il tycoon ha superato la soglia dei 270 grandi elettori necessari per essere eletti alla Casa Bianca (276 contro i 223 di Kamala Harris).
Cruciale la vittoria in molti degli Stati in bilico: intorno a mezzogiorno Trump si è affermato in Georgia, Nebraska, North Caroline, Pennsylvania e Wisconsin. Sembra quasi certa anche la vittoria del tycoon in Alaska. In bilico, Arizona e Nevada.
Repubblicani si riprendono il Senato
Di certo c’è che, dopo quattro anni di controllo democratico, il Senato degli Stati Uniti ritorna sotto l’influenza repubblicana. La Camera dei Rappresentati, invece, non è stata ancora assegnata con alcune prime indicazioni che indicano che i repubblicani potrebbero mantenere la maggioranza per un pelo.
Il risultato sarà probabilmente – dicono gli analisti di DWS – determinato dalla California, dove lo spoglio dei voti è tradizionalmente molto lento, che aggiungono:
Nell’ipotesi di un controllo del Congresso diviso o con una maggioranza repubblicana ristretta, è improbabile che il prossimo presidente riesca a realizzare tutti i piani delineati durante la campagna elettorale. Tuttavia, l’incombente scadenza dei tagli fiscali approvati nel 2017 durante il primo mandato di Trump probabilmente concentrerà gli animi a Capitol Hill. I membri di entrambe le parti hanno forti incentivi elettorali per estendere i tagli, almeno in parte. Date le preoccupazioni per le prospettive del debito statunitense a lungo termine, un risultato così diviso che favorisca compromessi bipartisan potrebbe essere considerato piuttosto favorevole.
Grande protagonista di questa tornata elettorale è stato lo scontento per l’economia. Mentre gli scrutini sono ancora in corso, un exit poll di Abcnew rivela che il 45% degli americani che hanno votato ha espresso forti preoccupazioni per la propria situazione economica, affermando che è peggiorata con l’attuale amministrazione democratica.
Si tratta di una delle percentuali più alte di scontento per l’economia registrato nelle recenti elezioni, più alto del 42% registrato nel 2008 quando si è votato nel mezzo della “Great Recession”. In particolare, il 72% degli elettori si è detto insoddisfatto se non addirittura arrabbiato per la strada imboccata dal Paese, mentre appena il 26% si è detto soddisfatto o entusiasta. Nello stesso, emerge inoltre che il 73% di elettori ritengono che la democrazia sia minacciata.
Trump dichiara vittoria
Mentre sembra ormai certa, in questa tornata elettorale, l’affermazione di repubblicani, Trump sul palco di West Palm Beach, si è autoproclamato vincitore:
“Stanotte abbiamo fatto la storia per un motivo stasera e il motivo è semplicemente che abbiamo superato ostacoli che nessuno pensava possibili. Ora è chiaro che abbiamo realizzato la cosa politica più incredibile”.
Il tycoon ha inoltre aggiunto che:
“siamo il più grande movimento politico di sempre. Voglio ringraziare gli americani per l’onore che mi hanno dato. Tutti i giorni combatterò per voi, con ogni respiro” . Trump ha inoltre aggiunto che “questa sarà l’età dell’oro in America, ci permetterà di renderla di nuovo grande”
“Faremo qualcosa di speciale, speciale. Siamo il più grande Paese del mondo. Dovremo blindare i confini, i migranti devono tornare, sì, ma in modo legale”.
Wall Street euforica
Mentre ci vorranno alcune ore per i risultati definitivi, la vittoria di Trump ha portato a reazioni nettamente positive da parte del comparto azionario: Dow Jones ed S&P500 hanno festeggiato i massimi storici e il Russell2000 si conferma il listino con la performance migliore.
Come spiega Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia, le reazioni sono spinte principalmente dal programma elettorale del candidato repubblicano, che in materia economica ha particolarmente a cuore il settore industriale e la piccola imprenditoria degli stati centrali in USA, che dovrebbe sostanziarsi in politiche ultra espansive per quanto riguarda la spesa ma soprattutto nel sostegno alle imprese, con la diminuzione fino al 15% della corporate tax attualmente al 21%.
“La vittoria dei repubblicani in Senato facilita il percorso verso l’implementazione del programma elettorale di Trump, e spiana la strada verso una maggiore autonomia del tycoon anche nella nomina delle cariche all’interno della Federal Reserve, la cui ratifica passa appunto dal Senato. La promessa di politiche protezionistiche sta facendo apprezzare il dollaro statunitense, che sta guadagnando rispetto a tutte le altre principali valute – questo potrebbe portare a maggiori pressioni inflazionistiche di cui la Federal Reserve dovrà tener conto nel lungo termine, ma non ci aspettiamo che la politica monetaria della banca centrale subirà una variazione da qui a fine anno”.