NEW YORK (WSI) – La Borsa dice che vincerà Trump. Misurando la serie storica dell’andamento dei mercati nell’anno delle elezioni, si scopre che la performance di Wall Street tra il 31 luglio e il 31 ottobre ha indovinato il risultato del voto con una grande accuratezza. Quest’anno il sistema quasi infallibile indica che la vittoria andrà al candidato Repubblicano.
Sam Stovall, chief investment strategist di CFRA, dice che il calo dei mercati visto in autunno non promette bene per la candidata dei Democratici. Hillary Clinton continua ad avere un vantaggio di sei punti di media stando agli ultimi sondaggi ma Trump ha ridotto il distacco dopo che l’Fbi ha deciso a sorpresa di riaprire l’inchiesta sulla creazione da parte dell’ex Segretario di Stato di un account di email personale anche per gestire faccende di lavoro.
L’indice allargato S&P 500 è in calo del 2,2% dalla chiusura del 29 luglio a 2.173 punti, l’ultima seduta azionaria di quel mese. Dalla Seconda Guerra Mondiale, un mercato azionario negativo ha significato la vittoria dello sfidante nell’86% delle occasioni.
L’unica volta su otto in cui il partito in carica ha vinto le elezioni in un contesto di mercato negativo fu nel 1956, un anno di svolta dal punto di vista storico e geopolitico. Allora Adlai Stevenson perse la sfida con il presidente Dwight D. Eisenhower. Quell’anno Francia e Regno Unito hanno lanciato un’offensiva miliare in Egitto al fianco di Israele per riconquistare il Canale di Suez. Molti si ricorderanno che è stato anche della Rivoluzione Ungherese.
“Stavolta – spiega Stovall se i Democratici rimangono alla Casa Bianca, sono due le risposte possibili che si possono addurre. Una è che la storia insegna, ma non è la bibbia (e quindi può anche sbagliare). Due: la performance negativa del mercato può essere anche lo specchio delle preoccupazioni legate all’impatto che potrebbe avere un dominio dei Democratici“.
Altrimenti, vista anche l’incertezza intorno alla figura di Donald Trump, la sua inesperienza in politica e le sue idee economiche protezioniste, avrebbe più senso aspettarsi un calo degli indici di Borsa alla vigilia dell’esito elettorale. Il voto si concluderà l’8 novembre.
Stovall cita un altro dato statistico interessante: dalla Seconda Guerra Mondiale a oggi, quando il mercato azionario ha guadagnato terreno prima delle elezioni, il partito in carica ha vinto nell’82% dei casi. Soltanto in due occasioni non è stato così.
Le sole eccezioni alla regola si sono verificate:
- nel 1968, quando si era presentato un valido candidato alternativo ai due grandi partiti tradizionali, George Wallace,
- e nel 1980, quando il terzo “incomodo” era John Anderson. Quest’anno il candidato più attrezzato per dare del filo da torcere ai due partiti maggiori è Gary Johnson, leader della corrente Libertariana, che i sondaggi danno al 6% circa.
Se ci si basa sul modello previsionale sopra citato, Trump ha insomma sette possibilità su otto di farcela.