Mercati

Elezioni Usa: per i mercati a vincere sarà Donald Trump

I mercati finanziari iniziano a prezzare una vittoria alle elezioni presidenziali di Donald Trump. Ne è convinto l’investitore miliardario ed ex money manager di George Soros, Stanley Druckenmiller che parlando nel corso di un’intervista a Bloomberg Tv, ha spiegato perché ritiene che i mercati siano “molto convinti” della rielezione del tycoon. Ma anche gli strateghi di JP Morgan parlando di un Trump trade.

Ex money manager di Soros indica la preferenza dei mercati alle elezioni Usa

È stata una settimana importante per i titoli bancari, poiché i dati di mercato hanno mostrato indicatori positivi su base annua per Bank of America, Wells Fargo, Citibank e JPMorgan Chase. Inoltre, un nuovo rapporto pubblicato giovedì da Chainalysis ha rilevato che il Nord America domina il mercato delle criptovalute a livello globale, con una stima di 1,3 trilioni di dollari sulla blockchain.

E questi sono i segnali che “negli ultimi 12 giorni, Wall Street è sembrata “molto convinta che Trump vincerà… Lo si vede nei titoli bancari, lo si vede nelle criptovalute” ha detto Stanley Druckenmiller. 

Quando gli è stato chiesto per chi intende votare a novembre, l’investitore ha risposto: “Di certo non sosterrei mai nessuno dei due” riferendosi alla Harris e Trump ma ha dichiarato che lui stesso e i mercati sono “molto convinti” che Trump vincerà le elezioni presidenziali di novembre.

Druckenmiller ha lavorato in precedenza come gestore di hedge fund per il magnate George Soros, prima di fondare la propria società di investimenti Duquesne Capital nel 1981. Secondo quanto riportato da Bloomberg, Druckenmiller ritiene che Trump sia un “pallone gonfiato” ma che una presidenza Harris-Walz sarebbe negativa per gli affari.

“Probabilmente scriverò qualcuno quando andrò alle urne”, ha detto. Concentrandosi sul Congresso, Druckenmiller ha previsto che è “estremamente improbabile” che i Democratici ottengano il controllo di entrambe le camere – anche se il Vicepresidente Harris venisse eletto – e che una vittoria rossa è “probabilmente più probabile di una presidenza Trump con un Congresso blu”.

JP Morgan valuta il Trump trade: cosa significa

Anche secondo Jp Morgan, i mercati finanziari stanno mostrando segnali che suggeriscono una possibile vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali del 5 novembre.

Secondo gli strateghi di JPMorgan, in particolare i mercati stanno iniziando a valutare il cosiddetto “Trump trade”, con quote di scommesse sempre più favorevoli a una vittoria repubblicana alle prossime elezioni. In particolare, la probabilità di rielezione del Presidente Trump è salita al 56% secondo i mercati delle scommesse, mentre la probabilità di un Senato controllato dai Repubblicani ha superato l’80%, con aspettative di cambio di tre seggi. Allo stesso tempo, le probabilità di una maggioranza democratica alla Camera sono scese da oltre il 60% a circa il 55%.

L’aumento delle probabilità di una vittoria repubblicana si è riflesso anche nei recenti movimenti di mercato delle ultime due settimane, tra cui il rafforzamento delle azioni statunitensi, in particolare nel settore bancario, il rafforzamento del dollaro, il restringimento degli spread creditizi e l’aumento dei rendimenti dei titoli del Tesoro americano.

Detto questo, “non crediamo che la probabilità di una vittoria repubblicana incorporata nei mercati sia al momento così alta come il 45% circa attualmente implicito nelle quote delle scommesse”, hanno dichiarato gli strateghi di JPMorgan in una nota.

Secondo Nikolaos Panigirtzoglou, stratega di mercato di JP Morgang, gli indici S&P 500 e Dow Jones Industrial Average hanno toccato nuovi record, mentre l’indice del dollaro USA è salito ai massimi da agosto. Inoltre, i rendimenti dei titoli del Tesoro sono superiori al 4%, indicando una maggiore fiducia degli investitori in un possibile governo Trump. Tutti movimenti nei mercati che ricordano quanto avvenuto nel 2016, quando Trump ha vinto contro Hillary Clinton. Tuttavia, Panigirtzoglou sottolinea che, sebbene ci siano segnali chiari, i movimenti attuali sono ancora più modesti rispetto a quelli del 2016.