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Elezioni USA: gli Stati chiave, quali sono

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Come nel 2016, le imminenti elezioni presidenziali vedranno Donald Trump in una posizione di svantaggio. Almeno, sembra questo lo scenario delineato dai sondaggi, che vedono il candidato democratico, Joe Biden, davanti all’attuale presidente di 8,1 punti (dato RealClearPolitics aggiornato all’11 giugno).
Anche quattro anni fa, lo ricordiamo, l’allora candidato alla Casa Bianca aveva pochissime chance di essere eletto.
Il sistema elettorale statunitense, però, ha permesso a Trump di aggiudicarsi la presidenza grazie a una serie di vittorie in numerosi stati-chiave. Pur non avendo raccolto il consenso della maggioranza degli americani (il cosiddetto “voto popolare” era favorevole a Hillary Clinton con un margine di quasi 3 milioni di consensi) Trump era riuscito a conquistare il maggior numero di grandi elettori.

Con l’eccezione di Maine e Nebraska, il candidato che raggiunge la maggioranza anche per un solo voto in un determinato stato conquista l’intero pacchetto di grandi elettori in palio. Questi ultimi, a loro volta, consentono l’elezione alla presidenza (ne occorrono almeno 270 su 538). Per questo l’attenzione degli analisti politici, nel prevedere le chance di vittoria di un candidato alla Casa Bianca, non possono che osservare con attenzione gli umori degli stati “in bilico”.
Gli “swing states” sono da sempre i terreni di battaglia sui quali si concentrano le campagne elettorali dei candidati e dove si decide la vittoria finale. Vediamo quali sono gli stati chiave per le presidenziali Usa del 2020 e quanto valgono in termini di grandi elettori.

Gli “swing states” che potrebbero tornare Dem

  • Il primo stato in termini di importanza elettorale è senza dubbio la Florida. Qui la vittoria vale ben 29 grandi elettori, un premio che rispecchia la popolosità dello stato. Nelle ultime 11 elezioni presidenziali in Florida, sette sono state quelle vinte dai repubblicani; l’ultima proprio nel 2016 (a Trump andò il 49% dei consensi contro il 47,8% della Clinton). Dal 1964 il candidato vincente in Florida si è sempre aggiudicato anche la presidenza, con l’unica eccezione del 1992, quando George Bush senior fu sconfitto da Bill Clinton. Al momento, la media dei sondaggi RealClearPolitics vede Biden davanti a Trump in Florida di 3,4 punti percentuali.
  • Michigan. Anche in questo stato Trump era riuscito a strappare una vittoria di misura contro la Clinton (47,5% contro 47,3%). Quattro anni dopo le previsioni sembrano sorridere a Biden con un margine nella media dei sondaggi pari a 7,3 punti di vantaggio. In palio ci sono 16 grandi elettori.
  • Pennsylvania. I 20 grandi elettori di questo stato raramente sono finiti fra le file dei repubblicani in epoca recente: Donald Trump era riuscito nell’impresa dopo George Bush senior nel 1988.
  • Carolina del Nord. In questo stato, al contrario, i repubblicani hanno sempre giocato in casa: nelle ultime 10 elezioni i democratici sono riusciti ad aggiudicarsi i suoi 15 grandi elettori solo una volta (con Barack Obama, nel 2008). Nella Carolina del Nord Donald Trump risulta in vantaggio secondo le rilevazioni attuali, ma il margine è esile: appena tre decimali.
  • Arizona. Altra roccaforte dei repubblicani: qui il Gop ha vinto ben 10 volte nelle ultime 11 elezioni. L’ultimo democratico a espugnare l’Arizona è stato Bill Clinton nel 1996. Joe Biden, tuttavia, sembra proiettato verso un buon risultato: la media dei sondaggi attuale lo vede in vantaggio su Trump di 3,4 punti. La vittoria in questo stato vale 11 grandi elettori.
  • Wisconsin. Ultimo swing state dal destino in bilico, si tratta di un territorio solitamente più favorevole ai democratici. Nel 2016, però, Donald Trump era riuscito a sconfiggere Hillary Clinton, grazie al supporto degli elettori delle aree rurali dello stato. L’ultimo repubblicano a vincere in Wisconsin era stato Ronald Reagan nel 1984. In questo momento Biden è in testa con 3,4 punti di margine su Trump; la vittoria vale 10 grandi elettori.