NEW YORK (WSI) – Come previsto alla vigilia, in New Hampshire vincono gli outsider anti establishment. Bernie Sanders, che si descrive come un socialista in un paese in cui il termine è visto negativamente e associato al comunismo dei tempi dell’Unione Sovietica, ha battuto Hillary Clinton sul fronte dei Democratici. Tra i Repubblicani l’ha spuntata il miliardario Donald Trump, che si riprende dopo il risultato estremamente deludente registrato in Iowa.
La vittoria del navigato senatore del Vermont è stata netta: l’ex Segretario di Stato Clinton è rimasta indietro di oltre 20 punti percentuali: per la cronaca il confronto tra i due è finito 59,7% a 38,6%. Una disfatta senza appello per Clinton, che già nel pomeriggio di ieri aveva dato i primi segni di sconforto su Twitter, ammettendo che la strada nel Granite State sarebbe stata in salita.
L’ex First Lady ha fatto sapere attraverso il suo staff di guardare avanti alle prossime tappe nella corsa alle elezioni di novembre, ovvero le primarie del South Carolina e i caucus del Nevada. Clinton, sconfitta dal candidato più a sinistra degli ultimi ottant’anni, ha fatto anche riferimento ai delegati per la convention nazionale.
“Con Sanders economia e lavoro boom”
Per Sanders è arrivato l’endorsement inatteso di CNN. Citando l’economista dell’Università del Massachusetts Amherst, il professore Gerald Freeman, l’edizione finanziaria dell’emittente Usa (CNN Money) ha scritto che con le ricette economico-politiche di Sanders, il reddito medio degli americani salirebbe di oltre 22 mila dollari e circa 25 milioni di posti di lavoro verrebbero creati nella prima economia al mondo. Il tasso di disoccupazione scenderebbe al 3,8%.
Altri analisti, più critici nei confronti del senatore con idee socialiste vicine a quelle espresse dal movimento di protesta Occupy Wall Street, hanno scritto che l’agenda politica punitiva per il settore bancario e l’incremento delle tasse alla classe più ricca, l’effetto sarebbe controproducente. Separando per esempio le attività delle banche d’affari, come chiede Sanders, si otterrebbe solo il passaggio di manager e banchieri dal settore finanziario a quello dei fondi hedge, che diventerebbero paradossalmente così ancora più potenti.
Sanders, un socialista e il primo ebreo a vincere un turno elettorale, la vittoria è stata schiacciante (quasi 60% dei consensi). Promette istruzione e sanità per tutti, a prescindere dalle proprie entrate e status sociale. Tra i rappresentanti dei due partiti più forti – ossia se si escludono gli indipendenti come Ralph Nader – per le sue proposte si può considerare il candidato più a sinistra dai tempi di Eugene Debs nel 1912 e Upton Sinclair nel 1934.
Se non fosse per il loro ruolo di anti establishment, Sanders e l’altro vincente della tornata elettorale del New Hampshire, non potrebbero essere più diversi. Grazie a una incredibile esposizione mediatica e a un linguaggio populista, che riesce ad avvicinarlo alla gente comune nonostante il suo status di ricco imprenditore, Trump – con le sue idee anti immigrazione e ultra conservatrici – ha trionfato nel secondo round delle primarie del partito dell’Elefante.
Gaffe avrebbe messo ko chiunque, non Trump
La vittoria del candidato del ‘Grand Old Party’ è ancora più sorprendente se si considera la dubbia qualità organizzativa della campagna elettorale nello Stato rispetto alla concorrenza e una sfilza di commenti fuori luogo e gaffe che avrebbero messo fuori gioco qualsiasi altro candidato. Ma non il miliardario magnate del mercato immobiliare, una figura controversa almeno quanto popolare, che dalle folle viene percepito come personaggio anti establishment, ma sciovinista.
Tra gli altri candidati della nutrita truppa Repubblicana, Marco Rubio ha confermato i sondaggi, che lo hanno visto scendere dopo il pessimo dibattito di sabato scorso. A stupire in positivo sono stati invece il governatore dell’Ohio Kasich, che già da qualche giorno era dato in alto nel ‘Granite State‘, e Jeb Bush che con questo quarto posto potrebbe ripartire dopo una campagna elettorale disastrosa.
Come scrive il New York Times se da un lato Clinton ha tutte le possibilità per giocare la sua partita il prossimo appuntamento in South Carolina – la speranza delle big di Wall Street e dei miliardari che Sanders promette di colpire fiscalmente – dall’altro i candidati sostenuti dall’establishment repubblicano (Rubio, Bush e Cruz) non riusciranno a spuntarla presto e con facilità su Trump.
E comunque anche l’entourage di Clinton non si sarebbe mai aspettato una battaglia così serrata con il suo unico rivale di prestigio. Le prossime sfide elettorali si terranno sul ring della Carolina del Sud, il 20 febbraio per i Repubblicani e il 27 febbraio per i Democratici.