Mentre mancano pochi mesi all’appuntamento elettorale più atteso dell’anno, ovvero quello delle Elezioni Usa, in calendario il 5 novembre, gli economisti iniziano a mettere a punto scenari economici globali nel caso di vittoria di Donald Trump.
A questo proposito gli analisti di Oxford economics hanno tracciato due scenari, il primo con impatti più limitati per l’economia internazionale (35% di chance che si realizzi); il secondo invece decisamente più pesante, definito “completo”ma con basse possibilità di successo (5%). La differenza sostanziale tra le due prospettive è rappresentata dall’entità dell’aumento dei dazi.
Vediamo nel dettaglio cosa potrebbe succedere, secondo gli economisti.
L’impatto sul Pil
Partiamo dalle premesse. In entrambi gli scenari, gli economisti si attendono che il Pil globale, in caso di una seconda presidenza di Trump, possa, dopo un rimbalzo a breve termine, causare un rallentamento a medio termine dello 0,2%-1,3%
In particolare, nello scenario “Trump limitato”, l’impatto globale sarebbe relativamente lieve. Una politica fiscale statunitense più allentata spingerebbe inizialmente la crescita globale verso l’alto, (+0,2% l’impatto positivo) prima che gli effetti dell’aumento dei dazi e del rallentamento della crescita statunitense facciano scendere il PIL mondiale di un’entità analoga.
In uno scenario Trump “completo”, gli effetti globali sarebbero più gravi a causa della combinazione di forte aumento del protezionismo, tassi di interesse più elevati, prezzi delle materie prime più bassi e un’economia statunitense più debole. Nel 2028 il PIL mondiale è visto più debole dell’1,3% rispetto allo scenario di riferimento. Ci sarebbe dunque un calo considerevole.
La differenza fondamentale tra i due scenari ruota attorno alla politica tariffaria degli Stati Uniti. Nello scenario “Trump limitato” vengono applicate solo tariffe modeste e il loro impatto sul commercio mondiale è compensato da una maggiore crescita degli Stati Uniti. Nello scenario “Trump a pieno regime”, la tariffa media ponderata degli Stati Uniti aumenta di oltre 6 punti percentuali e ciò contribuisce a far calare il commercio mondiale del 6% rispetto allo scenario di base entro il 2030.
Effetti sui mercati finanziari
Passando agli effetti sui mercati finanziari, nello scenario “limitato”:
- i rendimenti decennali statunitensi sono visti in aumento di circa 30 punti base rispetto allo scenario di base,
- il tasso di cambio del dollaro USA ponderato per il commercio aumenta di circa l’1%;
Questi effetti – dicono gli economisti – non sono abbastanza grandi da avere effetti negativi sostanziali sulla crescita globale.
Nello scenario “completo”, le perturbazioni finanziarie sono maggiori:
- i rendimenti decennali statunitensi aumentano di 60 pb rispetto allo scenario di base, poiché la Fed reagisce con maggiore forza all’aumento dell’inflazione statunitense (i rendimenti obbligazionari aumentano anche in altre economie);
- il dollaro guadagna il 3% su base ponderata. Ci sono anche altri movimenti valutari degni di nota, tra cui un’ampia svalutazione del renminbi cinese e un indebolimento di quasi il 2% dello yen giapponese ponderato per gli scambi. Effetti sui mercati finanziari di questa portata si aggiungono agli impatti negativi sulla crescita mondiale;
- prezzi delle materie prime scendono di oltre il 10%.
Le perturbazioni dei mercati finanziari nello scenario “completo” si aggiungono agli effetti negativi sulla crescita mondiale.
“Queste stime possono essere soggette a rischi di ribasso. In particolare, l’aumento dei dazi statunitensi nello scenario “completo” sarebbe di dimensioni storiche e potrebbe provocare un’escalation più ampia di quella ipotizzata. Inoltre, un dollaro più forte e un aumento dei costi di finanziamento degli Stati Uniti potrebbero avere effetti maggiori su alcune economie emergenti con un debito elevato o posizioni esterne deboli” concludono gli analisti.
Trump-Biden appaiati nei sondaggi
Scondo gli ultimi sondaggi, in vista delle presidenziali del prossimo 5 novembre, Joe Biden avrebbe ricucito il margine con Donald Trump nei sondaggi . Nell’ultima rilevazione, di circa tre settimane fa, effettuata dal New York Times e dal Siena College, il tycoon era ancora avanti ma di un solo punto: 46 % contro il 45 di Biden.