ROMA (WSI) – Il gran giorno è arrivato: venerdì a Palazzo Madama e Montecitorio si dà il via libera alla XVIII legislatura ma senza un accordo sulle presidenze di Camera e Senato. Le prime tre votazioni al buio sono andate come era previsto: a vuoto, e se ne riparlerà dunque sabato. Si inizia alle 10.30 con la quarta tornata di schede a Montecitorio e con il voto più importante, a Palazzo Madama. Intanto non si fermano le trattative incessanti tra le principali forze politiche. Al MoVimento 5 Stelle non stava bene il candidato proposto inizialmente dal Centro Destra, Paolo Romani, mentre il PD, consapevole di essere decisivo in questo frangente, temporeggia prima di garantire la sua disponibilità ad appoggiare l’uno o all’altro candidato.
La fumata nera all’origine della spaccatura interna al centro destra era arrivata giovedì sera, al termine del vertice dei capigruppo di tutti i partiti, che si è concluso senza che venisse trovato un accordo sui nomi che andranno a sostituire Laura Boldrini e Pietro Grasso. Forza Italia ha insistito sulla candidatura di Romani per il Senato e ha chiesto un incontro del M5S con Silvio Berlusconi, ma entrambe le condizioni sono state rifiutate dal Movimento. Romani è stato bocciato anche da Liberi e Uguali, che però numericamente conta poco o nulla in aula.
Centro destra, alla prima difficoltà l’alleanza si spacca
Al secondo turno la Lega ha votato Anna Maria Bernini, una senatrice di Forza Italia, una strategia per forzare la mano a Forza Italia e convincere Berlusconi a cambiare candidato al Senato, rinunciando a Romani. Ma Forza Italia e la stessa Bernini non si sono detti disponibili a piegarsi al volere di Salvini e dei suoi. Quando però il M5S ha accettato di votare Bernini al Senato, candidata del centro destra, ecco allora che la Lega ha aperto all’idea di appoggiare il candidato del M5S a Montecitorio.
Come precisava il capogruppo M5S al Senato, Danilo Toninelli:
Quando “la Lega ha fatto il nome di Romani, abbiamo confermato che per noi non ha i requisiti, in quanto condannato per peculato. Ma ciò non significa che chiudiamo a un nome di centrodestra”.
Berlusconi ha parlato di rottura con la Lega, precisando che per principio “non possiamo dare i nostri voti a Di Maio per la presidenza della Camera, se lui non si siede attorno a un tavolo con me e tutti gli altri leader del centrodestra. Per fare un accordo è necessario un riconoscimento reciproco. Non possono pensare che io sia un fantasma o un appestato da tenere chiuso in un lebbrosario”.
Lo ha detto il leader di Forza Italia al segretario della Lega Salvini, al presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, e al nuovo capogruppo leghista alla Camera dei deputati Giancarlo Giorgetti nel corso del vertice a Palazzo Grazioli. Dal canto suo il leader del Carroccio confermava di voler far tutto per far tenere in piedi la coalizione di centrodestra, cosa che poi non è avvenuta:
“Ho cercato di convincere Berlusconi a fare un nome diverso da quello di Paolo Romani ma ancora non ci sono riuscito, ci proverò ancora non dispero. Una cosa però deve essere chiara: io sono il leader del centrodestra e non volterò le spalle a Berlusconi. Se lo metta in testa anche Di Maio”.
Oggi ci saranno le votazioni, un banco di prova importante. I meccanismi di voto sono differenti fra le due Camere: a Montecitorio il presidente dovrà per forza di cose, lo dicono i numeri, essere eletto solo con un accordo, al Senato dopo il terzo voto si va al ballottaggio fra i due candidati più votati. In quest’ultimo caso a Palazzo Madama Forza Italia può contare su buoni numeri.
Ma anche il Pd ha dalla sua parte qualche numero. Se le due forze principali delle aule parlamentari (Centro Destra e M5S) non trovano un’intesa, il terzo incomodo diventa determinante. Ed è così che anche i parlamentari dem, oltre che a Movimento Cinque Stelle e sembra anche Lega Nord e Forza Italia, votano scheda bianca.
Insomma un plebiscito di voti nulli che profilerà dunque un primo esito a vuoto per l’importante elezione dei presidenti di Camera e Senato, elemento chiave in ottica della formazione del prossimo governo. Molto probabilmente – come scrive il Corriere della Sera – dopo la seconda votazione a vuoto, ci potrebbe essere una nuova riunione con tutti i capigruppo dei vari partiti, sempre organizzata dal M5S, come quella di ieri sera.