L’embargo del petrolio russo mette in crisi le raffinerie. Resteremo senza gasolio? Intervista a De Giorgio (Università Cattolica)
A partire da oggi, lunedì 5 dicembre, non solo entrerà in vigore l’embargo alle importazioni di petrolio (via mare) nell’Ue, che ammontano a circa il 94% del greggio sinora acquistato. Inoltre – qui la novità degli ultimi giorni- il Consiglio Ue ha formalmente dato il via libera al tetto al prezzo del petrolio russo, accordo nato nell’ambito del G7, e che fissa, a livello mondiale, il tetto a 60 dollari al barile. Abbiamo intervistato Domenicantonio De Giorgio, professore all’Università Cattolica di Milano, per capire i rischi concreti per gli stoccaggi in Italia e il mercato globale
Introdotto il tetto al prezzo del petrolio in Ue e nei paesi del G7, c’è il rischio concreto di avere meno gasolio?
Il gasolio è uno dei prodotti finiti ottenuti dal processo di trasformazione chimico-fisica di una certa mistura di petroli grezzi. In base alla qualità del mix di petroli che compongono tale composto iniziale si ottengono quantità diverse di gasolio a valle del processo di raffinazione. Il ruolo giocato dal petrolio di provenienza russa è di particolare rilievo per la produzione di gasolio, specie nella geografia europea ed in particolare italiana. La ISAB di Priolo, ad esempio, la cui catena di fornitura di materie prime petrolifere è eminentemente orientata su petroli russi, fornisce poco meno di un quarto dei carburanti per autotrazione in Italia.
Qual è lo stoccaggio di petrolio in Italia?
Secondo i dati Eurostat, a fine settembre 2022 l’Italia disponeva di 15,6 milioni di tonnellate di scorte di petrolio e suoi derivati e in particolare 4,4 milioni di tonnellate di petrolio greggio e 3,5 milioni di tonnellate di gasolio e diesel. Tali valori sono rispettivamente dello 0,7% inferiori, del 21% superiori e del 13% inferiori al settembre 2021 e del 12% inferiori, dello 0,1% ,superiori e del 13% inferiori alla media dei mesi di settembre del quinquennio 2015-2019 (pre-Covid). In altri termini la penuria effettiva non si riscontra sul petrolio grezzo in quanto tale, ma la scarsità si misura sul fronte dei prodotti finiti (gasolio e diesel).
Quali conseguenze avrà il tetto al prezzo del petrolio?
L’esperienza diretta mostra come già prima dell’attuazione del provvedimento volto al contenimento dei profitti scaturenti per la Federazione Russa dalla vendita di proprio petrolio e relativi prodotti finiti da parte del G7 di concerto – salvo eccezioni – dei Paesi della UE-27 sul mercato italiano si sia registrato un più che proporzionale incremento dei prezzi di vendita del gasolio e del diesel che non della benzina. Ciò per via delle già discusse implicazioni scaturenti dal venir meno non tanto dei volumi assoluti quanto dei volumi relativi ai tipi di petroli idonei al tipo di configurazione dei processi di trasformazione dei processi di raffinazione situati in Europa e in Italia in particolare.
Va da sé che il sistema delle imprese, tanto europee quanto italiane, particolarmente versate sul fronte manifatturiero soffrivano prima e soffriranno ulteriormente dall’incremento del costo dei combustibili per autotrazione, importanti tanto a monte quanto a valle dei relativi processi di costruzione del valore.
Quali effetti sulle raffinerie?
La configurazione delle raffinerie europee è particolarmente sensibile al venir meno del tipo di petrolio russo. La sostituzione con omologhi tipi di petroli non è immediata, come evidente nel violento incremento dei cosiddetti “margini” di raffinazione. Quelli europei, tanto delle raffinerie del Nord-Ovest d’Europa (NWE) che del bacino del Mediterraneo (MED, come la nostra ISAB) misurano margini di raffinazione particolarmente elevati proprio per effetto di tale effetto scarsità. L’effetto di sostituzione con petroli provenienti dal Vicino Oriente o dal Nord Africa è costoso e lento.
Quali sono le differenze tra vari petroli?
Esistono differenze significative in relazione al contenuto di zolfo ed alla densità dei vari petroli disponibili sul mercato. In funzione tanto del fabbisogno espresso da un certo ecosistema industriale (domanda aggregata) quanto della prossimità geografica di certi tipi di petroli sul fronte dell’offerta, le raffinerie sono nei decenni configurate al fine di massimizzare la resa (output) per dato mix di input. Il petrolio di provenienza russa si connota per contenuti di zolfo (sourness) medio-alti e per livelli di densità di media portata (medium API).