Jeremy Grantham, un navigato investitore noto per le sue opinioni spesso ribassiste, è così ottimista sui mercati emergenti che consiglia ai figli di puntarci metà dei propri risparmi. Secondo il 79enne gestore, per la precisione, alla classe di asset la sua famiglia dovrebbe destinare la metà dei soldi messi da parte per la pensione.
“Se fossi in voi deterrei la quantità più alta di titoli azionari emergenti che vi possiate permettere in termini di tolleranza dei rischi”, ha consigliato a gennaio agli investitori in una lettera a loro rivolta il confondatore di GMO, società di asset-management con sede a Boston.
Secondo Grantham è l’unica area di investimenti con la possibilità realistica di generare il 4,5% di rendimenti annuali nel prossimo decennio. Sono le prospettive al rialzo costanti sul lungo termine a convincere Grantham del fatto che sia la soluzione di investimento ideale anche per i suoi figli.
Grantham, che come ricorda Bloomberg nel 2000 prima dello scoppio della bolla dot com aveva indovinato che l’azionario Usa avrebbe perso terreno nel decennio successivo, si unisce al coro di gestori di fondi che hanno un’opinione positiva sull’universo dei mercati emergenti.
Tra questi si può citare Peter Oppenheimer, il chief global equity strategist di Goldman Sachs, il quale ha pronosticato la pioggia di vendite dello scorso mese. Secondo l’analista l’azionario dovrebbe salire ancora di livello quest’anno, trainato proprio dalle nazioni in Via di Sviluppo.
Anche Barbara Reinhard, head of allocation di Voya Investment Management e responsabile di $224 miliardi di attivi, prevede che i mercati emergenti facciano meglio del resto del mondo per nel futuro prossimo.
“I mercati in Via di Sviluppo sono il posto in cui conviene stare nei prossimi cinque anni”, ha dichiarato la settimana scorsa a Bloomberg Tv Reinhard.