ROMA (WSI) – Come noto, da qualche anno il gioiello dell’impiantistica petrolifera controllato da Eni, Saipem, è entrato in crisi a seguito di scandali che hanno travolto il vecchio management e di un ripetuto taglio degli obiettivi finanziari che ha depresso anche i corsi di Borsa.
Nel frattempo l’ad Umberto Vergine ha cercato di imprimere un nuovo corso alla società, ma intanto Eni, socio di riferimento di Saipem con il 42,9% del capitale, ha registrato cambiamenti importanti nel top management e nelle strategie.
Il nuovo amministratore delegato Claudio Descalzi di Eni ha dichiarato a luglio che Saipem non è più strategica per il gruppo e ha affidato un mandato a una banca d’affari per la valutazione di una cessione di quote o dell’intera partecipazione. Essendo il Ministero dell’Economia il socio di riferimento di Eni, la questione è chiaramente anche molto politica.
Ieri però Igor Sechin, numero uno del colosso russo Rosneft, già fortemente presente in Italia come azionista di Pirelli e di Saras, ha confermato un interesse eventuale per Saipem dichiarando: “Aspettiamo una proposta”. In pratica al momento Saipem non è ancora sul mercato, ma, come noto, Eni sta rivedendo a fondo la propria struttura e le proprie strategie industriali in Italia e all’estero: la partecipazione in Saipem si inquadra anche in questo contesto.
Oggi seduta difficile per il titolo Saipem, che perde l’1,16% a Piazza Affari e si porta a 15,32 euro. L’affondo a 15,08 euro dello scorso 17 ottobre ha riportato i corsi della società dei servizi all’industria petrolifera su livelli che non vedeva dal luglio del 2013. Eni cede lo 0,66% a 16,48 euro al momento.