(Teleborsa) – Per spianare la strada dalle incomprensioni e dagli equivoci è necessario però che il Governo e le Regioni stabiliscano finalmente regole certe e garantiscano procedure univoche per lo sviluppo dell’energia eolica in Italia e per il raggiungimento del famoso obiettivo Ue al 2020. Solo con una crescita diffusa delle fonti rinnovabili, capace di valorizzare il potenziale presente nelle diverse regioni, sarà possibile infatti raggiungere quel 17% di energia pulita richiesto. Eppure, come noto, non sono mai state approvate le Linee Guida nazionali per la valutazione e approvazione degli impianti da fonti rinnovabili, e quindi, per l’eolico come per le altre rinnovabili, si continua a lavorare in una situazione assurda nella quale, di volta in volta, occorre trovare soluzioni diverse nei territori col rischio di ricorsi e polemiche. A complicare ancora di più il quadro è sopraggiunta una sentenza (166/2009 della Corte Costituzionale) che, di fatto, ha fatto saltare tutte le regole regionali. La Corte ha infatti ribadito, dando torto alla Regione Basilicata, che non è consentito agli enti regionali, di provvedere autonomamente all’individuazione di criteri per il corretto inserimento nel paesaggio degli impianti da fonti rinnovabili. Compito che invece spetta al Ministero dello Sviluppo economico di concerto con i Ministeri dell’Ambiente e dei Beni Culturali (ai sensi del Dpr 387/2003). La responsabilità di questa situazione, del ritardo normativo e della confusione in atto sta nella totale assenza di una politica per la diffusione delle rinnovabili nel territorio italiano. Forse per colpa della “distrazione” portata dal nucleare, l’approvazione delle Linee Guida viene continuamente rinviata, ma non solo. In diverse parti dell’Appennino l’energia pulita prodotta dagli impianti eolici non riesce ad essere completamente portata alla rete. Terna dovrebbe investire subito per risolvere questi problemi e dare la possibilità di un pieno sviluppo dell’eolico come delle altre fonti rinnovabili che invece trovano troppo spesso barriere e impedimenti. “Occorre finalmente introdurre regole chiare e mettere al centro il tema dell’integrazione nel paesaggio dell’eolico, ha aggiunto il responsabile Energia di Legambiente Edoardo Zanchini. Una responsabilità che spetta in primo luogo al Governo, da cui si attendono le Linee Guida, a cui però devono far seguito precise indicazioni da parte delle Regioni per uno sviluppo adeguato e pianificato dell’eolico. Ciò vuol dire indicare con chiarezza le aree in cui vietare la costruzione degli impianti per motivi naturalistici e storico-archeologici, e insieme fissare le attenzioni e le procedure più trasparenti per svilupparlo nelle aree più idonee in cui il vento lo consente. La sfida consiste nel trovare la sintesi più efficace tra l’immagine di modernità dell’eolico e i caratteri tipici dei diversi paesaggi italiani”. Secondo Legambiente quindi, l’eolico è una fonte energetica fondamentale per ridisegnare lo scenario energetico italiano e renderlo finalmente pulito, efficiente, moderno. Ma soprattutto l’eolico, e in generale tutte le fonti rinnovabili, sono un’occasione per un cambiamento positivo. Per questo occorre promuovere una discussione all’altezza della sfida che questi impianti pongono nel loro rapporto con il paesaggio. E proprio per queste ragioni nell’ambito del convegno Legambiente ha presentato il libro fotografico “Sterminati giganti? La modernità dell’eolico nel paesaggio italiano”, edito dalla Casa Editrice Alinea di Firenze. Un libro che attraverso un viaggio fotografico compiuto da Pablo Balbontin e Luca Marinelli descrive il modo in cui l’eolico si è andato diffondendo nei diversi paesaggi italiani, e che con i contributi di Daniela Moderini, Bernardo Secchi e Edoardo Zanchini, dimostra come questo possa ben integrarsi nel paesaggio e aprire uno scenario di innovazione e riqualificazione per i territori.