ROMA (WSI) – Un elenco lungo e importante di “segnali” che devono far scattare l’attenzione dei nuovi vertici. E’ l’appunto che la Corte dei Conti consegna all’Eni al termine della relazione sul bilancio 2013 del colosso petrolifero italiano.
La società non cresce, anzi molti settori sono in crisi e solo le operazioni straordinarie consentono di ottenere risultati brillanti. Uno scenario non rassicurante per il colosso petrolifero italiano, reduce da una gestione decennale da parte di Paolo Scaroni (la pagella della commissione Industria) e ora affidato al suo ex braccio destro Claudio Descalzi.
I magistrati contabili puntano il dito a largo spettro: “La riduzione dei ricavi nei principali settori della gestione caratteristica; la circostanza che l’utile 2013, e quello del primo semestre 2014 abbiano beneficiato di plusvalenze connesse a dismissioni (in particolare di quella di Mamba), che si sono riflesse anche sul flusso di cassa; le limitate prospettive di crescita in Europa; la delicata situazione sociale e politica e di incertezza che ancora perdura e si aggrava in più di uno dei Paesi produttori; la diminuzione della domanda e l’eccesso di offerta in vari settori di attività della Società sono tutti fattori che il nuovo management dell’Eni dovrà tenere nella dovuta considerazione, anche attuando efficaci politiche per la semplificazione e la razionalizzazione dei processi e per uno snellimento della struttura organizzativa atto a determinare significative riduzioni dei costi”.
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