Economia

Ennesimo rimpasto a Washington: alla sicurezza arriva falco Bolton

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Ennesimo rimpasto a Washington, ennesimo annuncio ufficiale via Twitter. Nove giorni dopo il siluramento del segretario di Stato, Rex Tillerson, rimpiazzato con il capo della Cia Mike Pompeo, l’amministrazione Trump ha perso un altro pezzo tra le sue fila moderate: il consigliere alla sicurezza nazionale HR McMaster, sostituito con l’ex ambasciatore Usa all’Onu John Bolton.

“Ho il piacere di annunciare che, dal 9 aprile, l’ambasciatore John Bolton sarà il mio nuovo consigliere per la Sicurezza Nazionale. Sono molto grato per il servizio del generale H.R. McMaster che ha fatto uno straordinario lavoro e resterà sempre mio amico. Ci sarà un passaggio di consegne ufficiale il 9 aprile”, ha cinguettato Trump.

Bolton sarà il terzo consigliere per la Sicurezza nazionale nei 14 mesi della presidenza Trump. Il primo era stato Michael Flynn, licenziato sullo sfondo del Russiagate. Poi era toccato a McMaster, rispettato generale a tre stelle favorevole ad una linea tradizionale filo atlantica e ad un approccio diplomatico alle varie crisi, con cui Trump si era scontrato varie volte. Trump avrebbe espresso irritazione verso di lui per “differenze di stile e personalità”, secondo una fonte repubblicana.

Ora tocca a Bolton, 70 anni, conservatore, avvocato e ex diplomatico che ha servito  in varie posizioni sotto amministrazioni repubblicane, in particolare con i Bush, prima come sottosegretario di Stato per il controllo delle armi e la Sicurezza Internazionale (dal 2001) e poi come ambasciatore americano all’Onu (2005-2006).

La nomina – che non necessita di conferma da parte del Senato Usa -è destinata ad avere implicazioni nell’approccio degli Stati Uniti nei confronti delle crisi nel mondo, in primis in Iran e in Corea del Nord. Bolton – che va a unirsi a un Mike Pompeo, il successore di Tillerson ancora da confermare e anche lui ‘falco’ – è convinto che lo storico accordo sul nucleare siglato tra Teheran e le principali potenze mondiali (Usa inclusi) nell’estate del 2015 sia così cattivo da non potere essere aggiustato.

Secondo Bolton, gli Usa dovrebbero lasciare l’intesa, tornare a imporre sanzioni a Teheran e ribaltare il suo governo. Quanto al fronte nordcoreano, Bolton non ha mai nascosto la convinzione che per mettere fine alle ambizioni nucleari e missilistiche del regime di Kim Yong Un serva un attacco “preventivo” contro la Corea del Nord.