ISTANBUL (WSI) – E’ ancora braccio di ferro tra la Turchia e Bruxelles. Questa volta la minaccia che arriva dal leader di Ankara ricalca il referendum sulla Brexit in svolgimento oggi, giovedì 23 giugno.
Un voto cruciale sull’uscita o meno della Gran Bretagna dall’Unione Europea, una scelta tra il “Leave” e il “Remain” che pone in equilibrio precario il destino dei Paesi membri e mette in ansia i mercati. E in attesa di conoscere gli esiti referendari, arrivano le prime emulazioni.
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan infatti parlando nel corso di un discorso nella tarda serata di ieri, come ha citato l’agenzia di stampa Anadolu, avrebbe puntato il dito contro l’Unione europea, rea di non voler accettare Istanbul come stato membro perché è un “paese a maggioranza musulmana”.
Il capo di stato turco ha ricordato come la membership all’Europa era stata promessa al governo di Ankara già nel 1963 e ora dopo ben 53 anni ancora nulla è stato fatto. “Perché state rimandando?”- chiede direttamente Erdogan ai vertici di Bruxelles.
Da qui la proposta del premier turco di dar la possibilità ai cittadini di potersi esprimere e manifestare la loro opinione sulla continuazione o meno del processo di adesione della Turchia all’Ue in un referendum stile Brexit.
“Possiamo interpellare i cittadini come stanno facendo in Gran Bretagna. Potremmo chiedere ‘Dovremmo proseguire i negoziati con l’Unione europea, o dovremmo chiuderli?”.
Nel corso della campagna sulla Brexit sia il fronte pro che quello contro hanno usato la carta della Turchia e il primo ministro britannico David Cameron ha dichiarato che l’adesione turca all’Ue non potrebbe avvenire prima del 3.000, una dichiarazione che ovviamente ha provocato le ire di Ankara.
Nel suo discorso, il leader di Ankara ha criticato Bruxelles anche per non aver rispettato la parte dell’accordo di marzo sui migranti che prevedeva, secondo quanto da lui sostenuto, la concessione della liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi.