Società

ESG: consulenti e risparmiatori si capiscono ancora poco

I consulenti sono chiamati sempre di più a svolgere anche un ruolo come educatori finanziari visto che, quando si parla di investimenti sostenibili, consulenti finanziari e risparmiatori si capiscono ancora poco e male. Così emerge dal  Rapporto 2024 sulla relazione consulente-cliente. Analisi mirroring su sostenibilità e investimenti, condotto dalla Consob insieme all’Università di Roma Tre.

L’indagine, giunta alla sua quarta edizione, è stata effettuata con il metodo cosiddetto “a specchio” (mirroring), che consiste nel sottoporre lo stesso questionario di domande a entrambe le parti dell’interlocuzione, consulenti e risparmiatori, per poi analizzare le sintonie e le distonie nelle risposte.  In linea con le edizioni degli anni precedenti la ricerca mette a fuoco in particolare i temi della sostenibilità, sintetizzati nell’acronimo Esg: E (Environment, cioè ambiente), S (Social, cioè gli aspetti sociali) e G (Governance, ovvero il governo societario).

Perché i clienti scelgono i consulenti

Il Rapporto indaga in primo luogo le motivazioni che spingono gli investitori a far affidamento a un professionista per fruire del servizio di consulenza in ambito ESG. Ebbene, l’affidamento al consulente è guidato in primo luogo dalla competenza e dalla fiducia nel fatto che il professionista agisca nel miglior interesse del cliente (dichiarata da poco più del 68% degli investitori). Seguono l’affidamento fondato
sulla fiducia e il timore di agire in autonomia, rispettivamente segnalati dal 19 e dal 13% dei clienti intervistati.
Presso i consulenti l’opinione prevalente (66% delle risposte) è che sia la propria competenza e la propria attitudine a servire al meglio il cliente a guidare l’affidamento di quest’ultimo.

Sul tema dell’orizzonte temporale dell’investimento, si registra un buon livello di sintonia tra quanto dichiarato dai clienti e quanto percepito dai consulenti. La maggior parte degli investitori dichiara di preferire un orizzonte temporale di medio-lungo termine (superiore ai 18
mesi). La propensione verso opzioni di impiego del risparmio a breve scadenza (entro i 18 mesi) – indicata dal 19% dei clienti –
non è, in ogni caso, trascurata dal professionista.

L’atteggiamento degli investitori verso rischi e perdite

In merito poi all’approccio agli investimenti, gli investitori dichiarano generalmente un atteggiamento prudente ma tollerante verso un livello di rischio che consenta comunque di aspirare a un buon rendimento.

In merito all’avversione alle perdite invece quasi il 60% dei clienti potrebbe sopportare perdite nel breve periodo a fronte di buone prospettive nel lungo termine; in circa un terzo dei casi, gli investitori appaiono inclini alla contabilità mentale, essendo disposti ad
assumere rischi elevati su una quota contenuta dei propri investimenti, e solo il 10% dichiara di non tollerare la possibilità di subire una sia pur minima perdita del capitale investito.

Quanti sono soddisfatti per la consulenza ricevuta

Infine il rapporto rivela che gli investitori si dichiarano soddisfatti, in particolare, delle competenze (24%) e dell’affidabilità del proprio consulente (18%), oltre che dell’attenzione che il professionista riserva alle loro esigenze (15%). I consulenti da parte loro individuano i medesimi principali fattori di soddisfazione, mentre sopravvalutano il consenso associato alla disponibilità garantita anche dopo
l’investimento – ossia in fase di monitoraggio dell’impiego –, così come sottovalutano l’apprezzamento per i risultati delle scelte operate.

I clienti dichiarano di beneficiare del confronto con il consulente innanzitutto in termini di conoscenze finanziarie, nonché in sede di valutazione dei propri obiettivi di investimento e dei rischi che ritengono di poter assumere. Una percentuale più contenuta di investitori dichiara che lo scambio con il professionista ha consentito di acquisire più consapevolezza in merito alle aspettative di rendimento e all’orizzonte temporale di impiego del capitale. In via residuale sono citati la capacità di risparmio e la sostenibilità, aree sulle quali
l’interazione sembra avere un impatto piuttosto circoscritto, sia nell’opinione del cliente sia in quella del consulente.