L’Unione europea rilancia il suo impegno sul fronte della lotta ai cambiamenti climatici dandosi un nuovo obiettivo. Non è stato semplice ma alla fine, lo scorso venerdì, i leader dei 27 hanno trovato un accordo per raggiunto un’intesa per ridurre le sue emissioni di gas a effetto serra del 55% rispetto al 1990 entro il 2030.
Un’intesa che rappresenta una svolta rispetto all’obiettivo del 40% fissato nel 2014 e che consente all’Unione di presentarsi come avanguardia nella lotta ai cambiamenti climatici al quinto anniversario della firma dell’Accordo di Parigi, avvenuta il 12 dicembre del 2015.
L’accordo sul clima, insieme al via libera definitivo dato al piano Next Generation Eu e al bilancio Ue 2021-2027, ha osservato la cancelliera tedesca, Angela Merkel, rappresenta un “successo enorme” per l’insieme dell’Unione. Altrettanto soddisfatta la presidente della Commissione europea:
“Ora – ha sottolineato Ursula von der Leyen – abbiamo tutti gli strumenti per agire, conseguire l’obiettivo del 55%” e procedere verso il traguardo della “neutralità climatica nel 2050”. Il Green Deal, ha poi aggiunto, “sarà la nostra strategia” per imboccare la strada della riprese e di una crescita sostenibile.
Ogni Stato resterà comunque libero di decidere con quale mix energetico raggiungere il nuovo obiettivo. Il Consiglio europeo ha inoltre chiesto alla Commissione di presentare una proposta legislativa sui Green Bond entro giugno 2021.
Greenpeace: impegno non sufficiente
L’accordo non convince gli ambientalisti. “L’intesa arriva tempestivamente, ma la scala di riduzione delle emissioni per contribuire in modo equo agli obiettivi di Parigi è almeno il 65%”, ha ricordato il Climate Action Network citando il parere di gran parte della comunità scientifica. Sulla stessa linea il Wwf Europa, che ha definito il risultato del vertice “deludente”.
Una posizione sostanzialmente condivisa anche da Greenpeace.
“E’ un accordo poco ambizioso, gran parte della politica ha ancora paura di affrontare i grandi inquinatori”, ha fatto sapere Greenpeace in un comunicato. “I leader europei si sono accordati per ridurre le emissioni nette dell’Ue del 55% entro il 2030 (sulla base dei livelli del 1990)”. Secondo l’ong “l’uso del termine ‘nette’ per definire le emissioni comporta che sarà possibile l’uso dei cosiddetti ‘pozzi di assorbimento’, e dunque ci sarà solo un taglio reale del 50,5% di settori inquinanti come l’energia, i trasporti e l’agricoltura industriale, mentre ci si affida alle foreste per assorbire abbastanza carbonio da raggiungere l’obiettivo del 55%”.
2020 record per il crollo delle emissioni di carbonio
Nel frattempo sono arrivati i dati del Global Carbon Project relativi all’anno in corso. Le emissioni di carbonio si sono ridotte del 7% nel 2020, un record dovuto in gran parte alla riduzione delle attività produttive e della mobilità globale a causa della pandemia di Covid-19.
Nel 2020 è stato registrato un crollo di circa 2,4 miliardi di tonnellate nelle emissioni, un valore che non ha precedenti. La riduzione delle emissioni ha riguardato in particolare gli Stati Uniti (-12%) e l’Unione Europea (-11%). In Cina, invece, dove non si è adottato un lockdown nazionale, si è registrato un -1,7%.
Il settore che ha visto la riduzione maggiore è quello dei trasporti. Le emissioni del settore industriale, che rappresentano invece il 22% del totale globale, sono calate del 30% nei Paesi dove le misure anti Covid sono state più estese e rigide. Secondo gli esperti, è troppo presto per dire se e quanto le emissioni risaliranno nel 2021.