Società

Esodati: il giallo del messaggio dell’Inps, tanti i casi sospesi

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Roma – La circolare «scomparsa», la chiama Giancarlo Santorsola, lavoratore esodato del settore bancario attualmente a carico del Fondo di solidarietà del credito, che ha scritto alle segreterie dei ministri del Lavoro e del Tesoro, oltre che ai leader sindacali e ai parlamentari Giuliano Cazzola del Pdl e Cesare Damiano del Pd. È successo che il 3 agosto scorso sul sito dell’Inps è apparso il messaggio numero 13.052 che per qualche ora ha rovinato la giornata del signor Santorsola. Il quale è uno dei 120 mila esodati finora salvaguardati attraverso due decreti del governo (il primo per 65 mila lavoratori e il secondo per altri 55 mila).

Gli esodati sono quei lavoratori che rischiano di restare senza stipendio e senza pensione perché usciti più o meno volontariamente da aziende in crisi, con l’aspettativa di andare di lì a poco in pensione e invece si sono ritrovati improvvisamente con lo scenario cambiato dalla riforma della previdenza dello scorso dicembre, che ha inasprito fortemente i requisiti (età e contributi) necessari per lasciare il lavoro.
Quanti siano questi lavoratori a rischio di rimanere senza reddito per periodi più o meno lunghi nessuno lo sa.

La questione è stata e ancora è al centro di un duro scontro fra governo e sindacati, governo e Inps, governo e forze politiche. Alla fine lo stesso ministro del Lavoro, Elsa Fornero, ha ammesso che gli esodati potrebbero essere più dei 120 mila salvaguardati finora, ma che il problema, nel caso, si presenterà nei prossimi anni. Intanto quelli salvaguardati possono dormire sonni tranquilli, perché potranno andare in pensione con le vecchie regole (quelle prima della riforma Fornero) non appena le raggiungeranno. I 120 mila sono stati individuati in una serie di categorie (lavoratori in mobilità, ammessi a contribuzione volontaria, usciti con accordi individuali, assistiti dai fondi di solidarietà, eccetera) a patto che abbiano determinati requisiti di età e contribuzione.

Il signor Santorsola è uno di questi. È stato lo stesso Inps presieduto da Antonio Mastrapasqua a dargli la buona notizia con una lettera come quella che è stata spedita a tutti gli altri esodati da salvaguardare individuati dall’istituto. Solo che quando il nostro bancario ha letto il messaggio 13.052 dell’Inps è improvvisamente diventato di cattivo umore, perché lì dentro si prevedeva che anche ai cosiddetti «quarantisti» si applicava l’adeguamento alla speranza di vita, cioè i tre mesi in più necessari per raggiungere la pensione a partire dal 2013, già decisi prima della riforma Fornero. I quarantisti sono quelli che con le vecchie regole potevano andare in pensione anticipata (si chiamava pensione di anzianità) con 40 anni di contributi, indipendentemente dall’età. Tra gli esodati salvaguardati ci sono diverse migliaia di lavoratori che come Santorsola potranno andare in quiescenza al raggiungimento dei 40 anni (dopo la riforma Fornero servono invece 42 anni e un mese per gli uomini e 41 anni e un mese per le donne). Ma a costoro si applicano anche i tre mesi in più che scattano dal 2013? In questo caso ci sarebbero circa 1.200 lavoratori a rischio di restare senza reddito per qualche mese.

Secondo il bancario che protesta, l’applicazione dei tre mesi ai quarantisti salvaguardati sarebbe «illegittimo». Comunque sia, già la sera del 3 agosto l’Inps ha ritirato dal sito il messaggio. «Sono necessari ulteriori approfondimenti con i ministeri vigilanti» (Lavoro, Economia), spiegano all’Inps. «Del resto – aggiungono – non c’è urgenza perché i tre mesi in più scatterebbero dal prossimo anno». E i tecnici assicurano: «Si troverà una soluzione per salvaguardare anche questi casi, o non applicando l’adeguamento alla speranza di vita o prolungando di qualche mese l’ammortizzatore sociale». Un piccolo caso, che conferma però quante spine riservi ancora la questione degli esodati.

Un esodato e’ una persona rimasta senza lavoro e senza pensione con eta’ compresa tra 50 e 65 anni che si trova nella condizione di aver lasciato il posto di lavoro per ristrutturazione aziendale, per accordo sindacale o per dimissioni volontarie incentivate dal datore di lavoro e che, per una legge sopraggiunta, resta privo del salario e della pensione, che stava invece per percepire. E’ un termine che e’ stato coniato dai mass media quest’anno. La parola deriva da esodo: la fuoriuscita dall’azienda viene paragonata alla fuoriuscita degli ebrei dall’Egitto: gli esodati sarebbero gli ebrei e l’azienda l’Egitto.

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